Zuckerberg choc: «Abbiamo pensato di chiudere Facebook». L'inchiesta del Ny Times e quelle campagne anti-Soros

Zuckerberg choc: «Abbiamo pensato di chiudere Facebook». L'inchiesta del Ny Times e quelle campagne anti-Soros
Zuckerberg choc: «Abbiamo pensato di chiudere Facebook». L'inchiesta del Ny Times e quelle campagne anti-Soros
Venerdì 16 Novembre 2018, 14:32 - Ultimo agg. 17 Novembre, 07:05
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Per ben due volte, o forse anche di più, Mark Zuckerberg ha pensato di chiudere Facebook. La rivelazione è arrivata dallo stesso fondatore del social network, nella conferenza stampa di ieri organizzata per annunciare le novità e per spiegare i progressi fatti nel controllo dei contenuti. «Ha mai pensato di chiudere Facebook?», gli viene chiesto. E lui risponde: «Sì. Ci abbiamo pensato in diverse occasioni, nel 2010 e poi qualche mese fa, per difendere la privacy delle persone coinvolte nella fuga di dati»​.

L’ipotesi, ha poi specificato Zuckerberg, avrebbe riguardato però solo un numero ristretto di utenti, non tutti. La conferenza stampa è arrivata dopo l’articolo del New York Times che ha attaccato Facebook e la sua gestione degli ultimi mesi e anni, soprattutto la sottovalutazione dell’influenza russa sulle elezioni americane che hanno visto il trionfo di Donald Trump.

COSA DICE IL NEW YORK TIMES 
L'inchiesta riapre le ferite e punta dritta il dito contro i vertici della società, Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg. Secondo il quotidiano, non solo hanno ignorato i segnali di allarme sui russi e su Cambridge Analytica, ma hanno poi ripetutamente negato, arrivando a sviare l'attenzione dai problemi della società alimentando la disinformazione, anche quella contro George Soros.

Facebook respinge le accuse. «Semplicemente false», dice Zuckerberg. Il cda della società parla di «numerose imprecisioni» nelle ricostruzioni, e mette in evidenza i passi in avanti compiuti nei controlli, anche sul fronte dei discorsi di incitamento all'odio. Ribadendo di aver chiesto allo stesso Zuckerberg e a Sandberg un'azione più rapida sulle interferenze russe, il consiglio di amministrazione della società ritiene «ingiusto» suggerire che ne fossero a conoscenza.

Secondo il New York Times, i ripetuti passi falsi di Zuckerberg e Sandberg - ritenuta l'adulta nella stanza con il compito di 'supervisionare' l'amministratore delegato - si sono verificati perché tutti e due erano troppo concentrati sulla crescita di Facebook e hanno quindi trascurato alcuni aspetti chiave del boom della società. L'indagine del quotidiano, basata su interviste a 50 fra dipendenti ed ex, riaccende le polemiche sul social media e su Zuckerberg, di cui molti chiedono la testa.

GLI ATTACCHI E LE CAMPAGNE ANTI-SOROS 
Donald Trump l'attacca insieme a Google e Twitter: sono loro la «vera collusione» con i loro pregiudizi a favore dei democratici. Marc Benioff, il miliardario amministratore delegato del gigante della Silicon Valley Salesforce, usa parole dure contro Facebook, paragonata alla dipendenza da nicotina: «Facebook sono le nuove sigarette», ha detto. In Congresso tornano a moltiplicarsi le richieste per maggiori controlli e indagini sulla società.

All'interno del gruppo intanto il morale dei dipendenti è basso e in calo continuo, così come le azioni Facebook. A suscitare le maggiori critiche è la rivelazione sul presunto coinvolgimento del social media nella campagna di insulti e calunnie contro Soros, il fondatore di Open Society Foundations. Un'azione questa che «va al di là di ogni limite», afferma Patrick Gaspard, il presidente di Open Society Foundations. E che mostra come Facebook sia una «minaccia» per i valori della democrazia. Per Facebook si apre così una nuova crisi, anche questa volta - e forse più delle altre - difficile da arginare. 
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