Questo l'esercizio proposto: «Un sasso è lanciato da un cavalcavia alto 12 m, in verticale verso il basso, a una velocità di 1,8 m/s, mentre sta sopraggiungendo un'auto. Se l'auto si trova a 82 m dal cavalcavia e sta viaggiando a velocità costante di 125 km/h, quando il sasso è lanciato l'auto viene colpita?». Commenta il padre dello studente sul suo profilo Facebook: «Ditemi voi se è possibile che sul libro di fisica di secondo liceo di mio figlio ci sia un esercizio nel quale, per far pratica sul moto uniformemente accelerato, si faccia uso di uno scenario come questo: un idiota che si diverte a lanciare i sassi da un cavalcavia dovendo verificare se il suo sasso colpirà o meno un'auto che transita al di sotto... Io dico che davvero non ci sia più limite a nulla!».
Dello stesso tono i commenti apparsi sul web: «inquietante», «vergognoso», «inaccettabile», «raccapricciante», «allucinante» tra gli aggettivi più usati.
Anche Maria Rosa Berdini è venuta a conoscenza del quesito choc.
Lei è la sorella di Maria Letizia, che nel 1996 è morta a 31 anni proprio per colpa di un sasso lanciato da un cavalcavia, mentre sedeva sul sedile del passeggero accanto al marito. La donna ha scritto a Repubblica.it: «Io e la mia famiglia abbiamo appreso con rabbia e sconcerto dell'esercizio che sarebbe contenuto in un testo di fisica per ragazzi di 2a liceo - scrive Maria Rosa - L'esercizio è a nostro avviso sicuramente quantomeno diseducativo ed inopportuno a maggior ragione in quanto destinato a giovanissimi e con il rischio di emulazione del fatto contenuto nel quesito anche al fine di mero esperimento. Il quesito crea in noi forte amarezza perchè richiama chiaramente alla nostra memoria il grave lutto che ha colpito la nostra famiglia con la tragica morte di Maria Letizia a seguito dello stesso fatto descritto nel quesito. L'esercizio infatti appare palesemente riferirsi al tragico evento realmente accaduto a Maria Letizia. Per tale ragione - conclude Maria Rosa - abbiamo dato incarico al nostro legale avvocato Gianluca Gattari onde valutare in primis la genuinità del quesito e la eventuale possibilità di agire, anche in via cautelare, per la tutela dei nostri diritti».