Ma l'Europa non è stata a guardare: nei 28 Paesi Ue più Norvegia e Svizzera il settore dà lavoro a 1,64 milioni di cittadini sia direttamente (con 547mila sviluppatori e ingegneri), sia indirettamente (addetti a marketing e vendite, più tutti i lavori che dipendono dalle entrate generate dalle app). A dirlo è il Progressive Policy Institute, un 'think tank' indipendente di Washington, secondo cui il lancio dell'iPhone nel 2007, seguito dall'apertura dell'App Store nel 2008, ha dato vita a «una forza economica quasi senza precedenti». Per posti di lavoro il Regno Unito è in testa con 321mila occupati, seguito da Germania (268mila) e Francia (229mila). L'Italia è quinta con 97.500. In Europa ogni mille occupati sono 7 quelli impiegati nel mondo delle applicazioni. Negli Stati Uniti il peso è maggiore, sono 12 su mille, mentre l'Italia è quasi fanalino di coda europeo con 4 su mille.
Il tornaconto non manca. Nel 2015 gli italiani hanno speso in applicazioni e acquisti 'in-app' 300 milioni di euro, dice all'ANSA il Politecnico di Milano. Sui nostri smartphone ci sono in media 32 app. Il 71% degli italiani scarica solo quelle gratuite, il 27% prevalentemente gratuite e il 2% gratuite e a pagamento in egual misura. Le percentuali sono simili per la piattaforma Android, ma chi ha un iPhone tende a spendere di più: solo 55% scarica unicamente app gratuite, e c'è un 1% che fa download in prevalenza a pagamento. Se il boom della 'App Economy' offre l'opportunità, soprattutto ai giovani, di creare un prodotto e crearsi un lavoro, guardando ai grandi numeri il settore è però in mano a una sorta di monopolio, e alla miriade di piccoli non resta che puntare a nicchie.
Nel 2015 le app più scaricate nel mondo sono Whatsapp, Facebook, Messenger e Instagram.
Tutte in mano a Facebook. Lo certificano gli analisti di App Annie, che confermano un trend ormai consolidato: Android è nettamente in testa per numero di app scaricate, ma Apple resta di gran lunga la regina dei ricavi.