I Big Data, la grande mole di dati lasciati su applicazioni e siti internet per accedere a servizi o personalizzare le proprie esperienze, diventano ora un'arma contro l'utente. Lo affermano diversi esperti al Washington Post dopo il caso del vescovo americano Jeffrey Burrill, costretto a dimettersi dopo che un giornale ha scoperto, sulla base dei dati teoricamente anonimi di una app, la frequentazione di alcuni bar gay. Ormai i dati personali raccolti e venduti a terzi da praticamente tutte le applicazioni, possono essere usati come arma, uno scenario prospettato da molti anni che ora è realtà.
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«È la prima volta, che io sappia, che un'entità giornalistica traccia una specifica persona e usa le informazioni raccolte come arma - afferma Bennett Cyphers, della Electronic Frontier Foundation, attiva sui diritti digitali -.
«I consumatori non hanno molti strumenti per difendersi - afferma Serge Egelman dell'International Computer Science Institute -. Una volta che i dati lasciano il dispositivo non c'è modo di sapere che cosa succederà, chi li riceverà,.Non c'è nessuna consapevolezza di come verranno usati».