L'uomo nel 3000? Gobbo, con le mani ad artiglio e il cervello più piccolo: ecco Mindy, il nostro prototipo

L'Homo sapiens andrà incontro a una vera e propria trasformazione, condizionata e veicolata dall'onnipresente uso della tecnologia nelle nostre vite.

L'uomo nel 3000? Gobbo, con le mani ad artiglio e il cervello più piccolo: ecco Mindy, il nostro prototipo
Lunedì 7 Novembre 2022, 10:54 - Ultimo agg. 14:08
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Gobbo, le mani come artigli, un collo basso e spesso, tre palpebre per occhio e anche un cervello più piccolo. Ecco come sarà l'uomo tra 1000 anni secondo una ricerca commissionata da Toll Free Forwarding. Inoltre avrà dimensioni inferiori e probabilmente sarà anche meno “prestante” dal punto di vista intellettivo. L'Homo sapiens andrà incontro a una vera e propria trasformazione, condizionata e veicolata dall'onnipresente uso della tecnologia nelle nostre vite. 

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Mindy

Analizzando numerosi studi dedicati all'impatto psicofisico della tecnologia quotidiana e consultando diversi esperti in materia, la società Toll Free Forwarding ha creato il prototipo di un essere umano dell'anno 3000 grazie alla collaborazione di un grafico 3D.

Il suo aspetto – ma non solo – risulta profondamente influenzato dall'uso continuativo dei dispositivi elettronici di generazione in generazione, nell'arco di 1000 anni, appunto. Il risultato finale è “Mindy”, una ragazza virtuale che non corrisponde sicuramente ai canoni estetici di oggi.

La gobba 


Uno dei primi dettagli a risaltare è la gobba, dovuta alle posture costantemente errate che assumiamo per ore e ore ogni giorno, sia per guardare lo schermo del computer sul quale lavoriamo sia per consultare i social media sullo smartphone. “Trascorrere ore a guardare il telefono affatica il collo e sbilancia la colonna vertebrale. Di conseguenza, i muscoli del collo devono effettuare uno sforzo extra per sostenere la testa. Stare seduti davanti al computer in ufficio per ore e ore significa anche che il busto è spinto in avanti rispetto ai fianchi, piuttosto che essere dritto e allineato”, ha chiosato il dottor Caleb Backe di Maple Holistics, consultato da Toll Free Forwarding. Non c'è dunque da stupirsi che tra un migliaio di anni potremmo essere tutti un po' ingobbiti. Sempre che questo "adattamento" alla fruizione digitale emerga nel DNA, venga selezionato poiché evolutivamente vantaggioso e tramandato. Non possiamo di certo far ereditare ai nostri figli gli effetti di una postura sbagliata.

 

La mano ad artiglio

Più inquietante è la mano ad artiglio di Mindy, il cosiddetto “text claw”, legata al modo in cui si afferra e utilizza uno smartphone per digitare il testo. Il dottor Nikola Djordjevic di Med Alert Help spiega che si tratta di una condizione nota come “sindrome del tunnel cubitale” e che, assieme al gomito a 90°, può innescarsi proprio a causa dell'uso intensivo del telefonino. “Questa sindrome è causata dalla pressione o dall'allungamento del nervo ulnare che passa in un solco sul lato interno del gomito. Ciò provoca intorpidimento o una sensazione di formicolio nell'anulare e nel mignolo, dolore all'avambraccio e debolezza alle mani. Tenere il gomito piegato a lungo, il più delle volte, tenendo il telefono, può allungare il nervo dietro il gomito e esercitare pressione su di esso”, ha affermato il dottor Djordjevic. Per trasmettere un simile tratto vale ovviamente lo stesso discorso della gobba.

Il collo tecnologico


Mindy presenta anche il cosiddetto “collo tecnologico”, più corto e largo del normale. È innescato dal costante sguardo dall'alto verso il basso mentre si usa uno computer o lo smartphone, che stanca e indolenzisce i muscoli del collo. Questi muscoli sono costretti a lavorare costantemente per mantenere alta la testa, come spiegato dal dottor K. Daniel Riew del New York-Presbyterian Orch Spine Hospital. Mindy ha anche un cranio più spesso del nostro, per proteggersi dalle radiazioni a radiofrequenza emesse dagli smartphone e dispositivi affini. La ricerca sulle onde elettromagnetiche è giunta a conclusioni contrastanti, ma è possibile che possano avere effetti significativi sulla salute. Il cranio più spesso potrebbe essere un tratto selezionato evolutivamente per preservare il cervello da simili radiazioni.

Il cervello più piccolo

Proprio l'encefalo potrebbe diventare ben più piccolo del nostro, semplicemente perché le agiatezze e le conoscenze derivate dalla tecnologia non richiedono più che il cervello debba “funzionare” per la sopravvivenza e il lavoro mnemonico. Non a caso, in base a quanto riportato da un recente studio internazionale condotto dal Dartmouth College di Hannover, il cervello del genere Homo si è ridotto fino a circa 3mila anni fa. In futuro potrebbe continuare a ridursi anche grazie alla cosiddetta “intelligenza collettiva”, che può essere veicolata vivendo in comunità ma anche attraverso le informazioni che ci arrivano sullo smartphone. Il film Idiocracy del 2006 gioca proprio sul fatto che un essere umano di oggi potrebbe risultare molto più intelligente di uno del 2500, avendo quest'ultimo delegato tutto il lavoro intellettivo ai computer.

Le triple palpebre

Uno dei tratti più inquietanti – e anche più improbabili – di Mindy è rappresentato dalle triple palpebre, con la terza che potrebbe svilupparsi in futuro per proteggerci dal mal di testa e dall'affaticamento degli occhi scaturiti dalla costante esposizione alla luce dei dispositivi elettronici. Questa sorta di membrana nittitante – come quella presente in molti animali – aiuterebbe a limitare la luce in entrata negli occhi. “Gli esseri umani possono sviluppare una palpebra interna più grande per prevenire l'esposizione a una luce eccessiva, oppure il cristallino dell'occhio può evolvere in modo tale da bloccare la luce blu in entrata ma non altre luci ad alta lunghezza d'onda come il verde, il giallo o il rosso”, ha dichiarato a Toll Free Forwarding il professor Kasun Ratnayake dell'Università di Toledo. Mille anni sembrerebbero comunque troppo pochi per far emergere e selezionare una simile caratteristica anatomica.

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