Onde gravitazionali, il ruolo dell'Italia: dai ragazzi di via Panisperna all'Agenzia spaziale italiana

Onde gravitazionali, il ruolo dell'Italia: dai ragazzi di via Panisperna all'Agenzia spaziale italiana
Giovedì 11 Febbraio 2016, 21:14
3 Minuti di Lettura
Con la scoperta delle onde gravitazionali si apre un nuovo capitolo dell'astrofisica e nuove missioni spaziali dove l'Italia avrà un ruolo chiave: a dirlo è Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) in un comunicato stampa.

«Dopo più di cinquant'anni di ricerca - commenta Battiston - la rivelazione diretta di onde gravitazionali ci permetterà di aprire un nuovo capitolo dell'astrofisica, basato su una nuova tecnica osservativa mai sfruttata in precedenza. In questo ambito gli esperimenti spaziali giocheranno un ruolo decisivo sia contribuendo ad localizzare le sorgenti gravitazionali per mezzo di segnali luminosi (raggi X e raggi gamma) sia realizzando interferometri come quelli realizzati a terra ma milioni di volte più grandi e sensibili, posti nello spazio, strumenti di cui l'esperimento Lisa Pathfinder recentemente messo in orbita con l'ultimo lancio del Vega è il precursore». Oltre alla partecipazione nei satelliti Integral, Fermi e Swift, e l'italiano Agile l'Italia parteciperà alla caccia e alla comprensione delle sorgenti di onde gravitazionali provenienti da interazioni che coinvolgono buchi neri e stelle di neutroni.

La scoperta delle onde gravitazionali è infatti l'ultimo di una lunga serie di successi della fisica italiana contemporanea. Ancora oggi, infatti, si continuano a raccogliere i frutti della Scuola Italiana di Fisica che, dai tempi del gruppo di Enrico Fermi e dei suoi ragazzi di Via Panisperna, ha collezionato un traguardo dopo l'altro nei settori più diversi della fisica, dall'esplorazione dell'infinitamente piccolo, con la ricerca sulle particelle elementari, allo studio dell'infinitamente grande, con l'astrofisica e la cosmologia.

Da decenni, per esempio, i fisici italiani sono di casa al Cern tramite l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn): uno degli allievi di Fermi, Edoardo Amaldi, è stato tra i fondatori, e ben tre italiani lo hanno diretto: Carlo Rubbia, Enrico Maiani e adesso Fabiola Gianotti. Proprio al Cern Rubbia ha contribuito alla fisica con una scoperta che nel 1984 lo ha portato al Nobel, quella delle particelle Zeta zero: è stata la dimostrazione dell'interazione elettrodebole, frutto dell'unificazione di due delle quattro interazioni fondamentali della natura. Un altro contributo fondamentale allo studio delle interazioni deboli è venuto da Nicola Cabibbo, che ha portato a formulare l'ipotesi dell'esistenza di almeno tre famiglie di quark Sempre al Cern, Luciano Maiani è stato fra gli ideatori di quello che oggi è il più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) e Fabiola Gianotti è stata fra i protagonisti di un'altra scoperta fondamentale degli ultimi anni, quella del bosone di Higgs, la particella grazie alla quale ogni cosa ha una massa. Hanno una firma italiana anche gli esperimenti condotti nello spazio a caccia della materia oscura e antimateria, come Pamela, Dama e Ams.

E sotto la roccia del Gran Sasso, così come dalle profondità del Mediterraneo, esperimenti ideati da italiani all'interno di collaborazioni internazionali danno la caccia alle particelle più sfuggenti dell'universo, i neutrini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA