Parmitano, l'astronauta si racconta: «Così
mi sono salvato la vita nello spazio»

Parmitano, l'astronauta si racconta: «Così mi sono salvato la vita nello spazio»
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 9 Dicembre 2013, 13:11 - Ultimo agg. 19:57
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“Luca, voglio che tu sappia che a salvarti la vita stato il tuo modo lucido di comportarti nell’emergenza”, ha detto Chris Hanson, presidente della commissione d’inchiesta della Nasa che aveva finalmente scoperto da dove diavolo era uscita quell’acqua che aveva rischiato di far annegare l’astronauta Parmitano durante la sua seconda passeggiata in orbita. Era il 16 luglio e il maggiore pilota dell’Aeronautica militare era da poco uscito dalla stazione spaziale internazionale quando il suo casco ha iniziato a riempirsi d’acqua: prima fino al mento, poi le orecchie, il naso, gli occhi, quasi tre litri d’acqua. A tutto è pronto un astronauta, ma la morte per annegamento in orbita, no, non era immaginabile.

L'AVARIA

A ricordare quel suo essere a un passo dal morire, e in modo così beffardamente atroce a 400 km dal suolo, a 37 anni, senza nemmeno potere dire una parola alla moglie Kathy e alle figlie Maia e Sara di 3 e 7 anni, è stato lo stesso Parmitano davanti a un centinaio di cronisti e a 150 studenti che l’applaudivano nella sede dell’Agenzia spaziale italiana, prima tappa del suo rientro in Italia dopo i sei mesi trascorsi sull’Iss e i 30 giorni scarsi di riabilitazione a Houston.

L'ALLARME

“Mi sono sentito tagliato fuori da tutto, isolato – ha raccontato ancora Parmitano, prima italiano ad effettuare una passeggiata nello spazio – non riuscivo a comunicare con i miei colleghi sull’Iss e con Houston. E mi mancava l’aria. Sempre di più. A tentoni, ricordando la conformazione della stazione spaziale, sono riuscito a raggiungere il portellone di ingresso e, quando sono stato dentro il modulo, i miei compagni sono stati velocissimi a togliermi quella boccia da pesce rosso che era diventato il mio casco”.

MEDAGLIA AL VALORE

Per salvare la pelle in orbita, Parmitano, medaglia d’argento al valore militare nel 2005 per aver impedito al suo Amx (in avaria per l’impatto con una cicogna sul tettuccio) di precipitare su una regione densamente abitata dell’Europa centrale, ha fatto uso di tutto ciò che gli era stato insegnato da quando per la prima volta aveva staccato l’ombra da terra. “La formazione, insieme alla conoscenza di se stessi, è tutto quando si vola” ha ricordato con orgoglio il generale Pasquale Preziosa, capo di stato maggiore dell’aeronautica. Ma che cosa era accaduto alla tuta americana usata da Parmitano: dopo mesi di accertamenti, si è scoperto che si erano otturati tutti e 8 i buchi di una delle pompe a centrifuga che separa l’acqua dall’aria. Sotto la tuta esterna, gli astronauti indossano infatti un’armatura composta anche da un centinaio di metri di tubi e tubicini in cui passano i liquidi che mantengono costante la temperatura corporea quando all’esterno si viaggia tra i 150 gradi (esposizione al sole) e i meno 100 gradi (quando la Terra scherma il sole). Un guasto che non si era mai registrato e che ha messo fuorigioco tutti i sistemi, doppi e tripli, di sicurezza.

TECNOLOGIA ITALIANA

“Il contributo di Luca, suo malgrado, in questa esperienza, e le sua capacità di reagire mettendo a frutto la formazione saranno determinanti per realizzare le nuove attrezzature per le attività extraveicolari degli astronauti che sono indispensabili per il progredire delle esplorazioni spaziali”, ha detto Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia spaziale italiana.

NAPOLITANO E LETTA

Parmitano ha ripercorso dall’inizio alla fine la missione Volare che l’ha tenuto 166 giorni sulla stazione spaziale in cui oltre la metà dei moduli abitativi è progettata e realizzata in Italia.

“Nello spazio – ha detto Parmitano – ha imparato a considerarmi un cittadino della Terra, il posto dove vorrei vivere, adesso lo posso dire, se arrivassi da qualche profondità dello spazio. Da bambino sognavo di viaggiare tra le stelle, da astronauta vi garantisco che il nostro pianeta e i suoi colori e i suoi scenari hanno un fascino irresistibile per chi lo guarda da lontano. Irresistibile e unico, perché finora non ne abbiamo scoperto altri. E’ per quello che il mio invito è quello di rispettare questo nostro unico mondo. Al tempo stesso mi sento profondamente orgoglioso di essere italiano, di essere stato educato dalla scuola italiana e dall’Aeronautica militare italiana e dall’Agenzia spaziale italiana, componente determinante dell’Agenzia spaziale europea. La tecnologia italiana ha un posto di assoluto rilievo nel ristretto gruppo delle nazioni che si occupano di spazio e durante la missione mi sono sentito assai fiero delle parole del presidente del consiglio Enrico Letta e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che mi sono state rivolte per invitarmi a proseguire le attività di ricerca e sperimentazione in orbita”.

MEDICINA DEL FUTURO

Dalla missione Volare e dai test effettuati in assenza di gravità, coordinati da Asi e dall’Agenzia spaziale europea rappresentata a Tor Vergata da Volker Liebig, sono in arrivo i risultati dei test, ad esempio, su un carburante altamente ecologico, su una macchina per fare ecografie alla spina dorsale grande come un pc portatile che farà fare balzi da gigante alla medicina soprattutto nel terzo mondo, su una dieta per combattere l’osteoporosi (gli astronauti, a forza di fluttuare, subiscono una forte riduzione della produzione di calcio) senza l’aiuto di farmaci.

FOTO E PROTEZIONE CIVILE

Con la capacità di comunicare che l’hanno reso l’astronauta più popolare di sempre dell’Europa occidentale (145mila follower su Twitter, 150mila su Facebook) Parmitano ha ricordato che tra le centinaia di fotografie mozzafiato scattate dalla cupola dell’Iss ve ne sono state alcune di immediato utilizzo dalla protezione civile californiana, alle prese con uno spaventoso incendio, e dall’agenzia egiziana per il deserto che stava fronteggiando la più vasta tempesta di sabbia degli ultimi anni.

TIRAMISU'

In fondo il dolce, ovvero le quattro porzioni di italico tiramisù (ricetta dello stellato Scabin, mica si scherza) che l’astronauta americana Karen Nyberg ha scoperto in un anfratto della stazione spaziale vasta come un campo da rugby. Erano, quelli, i tristi giorni in cui del menu gourmet portato in orbita da Parmitano erano restati solo i ricordi. “Come erano buone le lasagne alle bolognese, sospiravano i miei compagni – dice Parmitano - ma io ormai non potevo più farci nulla perché i russi e gli americani avevano spazzolato in un solo pranzo ciò che avevo portato per molti mesi. Così, dopo settimane di tristi razioni astronautiche made in Usa e made in Russia, quando Karen ha trovato quei miracolosi tiramisù abbiamo tutti fatto festa”.