Lo scienziato napoletano Covone con il telescopio Nasa: «Così abbiamo scoperto un'altra Terra abitabile»

Lo scienziato napoletano Covone con il telescopio Nasa: «Così abbiamo scoperto un'altra Terra abitabile»
di Ugo Cundari
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 12:00 - Ultimo agg. 14:19
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Del team internazionale di cento studiosi provenienti da ogni parte del mondo a cui si deve la scoperta di un pianeta abitabile nella nostra galassia fanno parte anche due scienziati napoletani della Federico II, Giovanni Covone, docente di Astronomia e astrofisica, e Luca Cacciapuoti, studente magistrale del corso di laurea in Fisica. È la prima scoperta di un pianeta extrasolare di dimensioni terrestri nella cosiddetta zona abitabile, grazie alle osservazioni condotte con il telescopio spaziale Transiting Exoplanet Survey Satellite, Tess, della Nasa. Questa estate Tess ha rivelato l'esistenza di tre pianeti, inabitabili, perché troppo caldi. Stavolta ci può essere vita, l'annuncio è stato fatto nel corso della conferenza annuale dell'American Astronomical Society a Honolulu. Covone, cinquant'anni, si è occupato dell'analisi dei dati di Tess.
 


Professore Covone, cosa ha dedotto da quei dati?
«Con il mio gruppo di lavoro abbiamo misurato il raggio del pianeta ricavandone la massa, cioè quanto è pesante, e abbiamo visto che è 20% più grande della Terra, quindi molto simile al nostro pianeta. Poi, cosa più importante, ha una temperatura come la nostra».

Sembra strano immaginarsi un altro pianeta dove fa caldo e freddo come da noi.
«Invece è così, perché la stella attorno alla quale ruota, che ha due miliardi di anni, è stabile, costante nella sua luminosità, insomma non può succedere che da un momento all'altro la temperatura si innalzi troppo all'improvviso. Per svilupparsi, la vita sui pianeti ha bisogno di una temperatura costante come in questo caso, e nel nostro».

Quanto è lontano da noi questo pianeta?
«In termini cosmici è vicinissimo, in termini umani è lontanissimo. Viaggiando alla velocità della luce, trecentomila chilometri al secondo, ci metteremmo un secolo, comunque al momento non abbiamo astronavi per spingerci a cento anni luce».

Quanto tempo è durata la misurazione?
«Le analisi sono durate quattro mesi. Abbiamo capito che erano dati interessanti a fine settembre, poi abbiamo impiegato altri due mesi di lavoro pieno per investigarli a fondo e trarre le nostre deduzioni. Il nome del pianeta è poco poetico, ma ha un profondo significato per tutta la comunità scientifica».

Che nome gli avete dato?
«TOI 700 d. Toi significa target of interest, obiettivo di interesse, il numero indica che era il settecentesimo pianeta del quale ricevevamo i dati, e che non era scontato potessero risultare intriganti. La lettera indica la vicinanza al suo sole».

Definire un pianeta abitabile che vuol dire?
«Significa che non è troppo freddo come Marte, né troppo caldo come Venere, e quindi permette l'esistenza dell'acqua in forma liquida. Che poi questa sia davvero presente, abbiamo bisogno di altri dati, ancora non lo sappiamo con certezza».

Lo sapremo mai?
«Nei prossimi anni, con osservazione tramite altri strumenti, avremo la certezza della presenza o meno dell'acqua, se c'è un'atmosfera, se ci sono ossigeno e vapore acqueo. Le immagini diffuse sono ipotesi artistiche basate sui dati che abbiamo raccolto e analizzato».

Pensa che ci sia l'atmosfera?
«Difficile fare una previsione, di certo possiamo dire che ha le condizioni giuste per averla».

Prima di Toi 700 d sono stati scoperti altri pianeti abitabili?
«Sì, con altri telescopi, ma questo è uno dei più vicini. Tutti al momento sono irraggiungibili. Toi 700 d ha anche un'altra caratteristica, che stavolta la rende diversa profondamente dalla terra. Là un anno dura solo trentasette giorni, in termini più scientifici significa che compie un giro completo intorno alla sua stella in poco più di un mese terrestre».

Quanto tempo ci vorrà per progettare una missione verso Toi 700 d?
«Non lo potremo fare né io né i nostri figli né i nostri pronipoti. Al momento è questa la risposta che mi sento di dare, però è giusto aggiungere che cento anni fa nessuno avrebbe immaginato che con un aereo saremmo andati da Parigi a New York in poche ore».

Esistenza vita extraterrestre?
«È un'ipotesi scientifica molto ben fondata: sono convinto che da qualche parte esista, l'acqua di sicuro c'era su Marte in forma liquida, adesso è congelata ai poli, e sul satellite di Giove, Europa, esiste tuttora in forma liquida. Da qui a dieci anni, ci scommetto, avremo le prove che la vita extraterrestre esiste, che poi sia una forma di vita intelligente o stupida come la nostra, è difficile dirlo».

Crede anche alla possibilità di civiltà aliene?
«Preferisco chiamarle civiltà intelligenti. È una mia opinione personale, sono convinto che da qualche parte ci siano, solo che siamo troppo lontani per comunicare con loro, e loro con noi».

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