Publio Ovidio Nasone diceva: «Che cosa, migliore di Roma?». Ed è quello che avranno pensato, prima di mettere mano al telecomando, tutti quegli italiani che la settimana scorsa hanno scelto Sotto i cieli di Roma, portandolo a sbaragliare la concorrenza, e che ieri - ancora con Alberto Angela - hanno deciso il bis di ascolti e di successo. Raffaello artista divino sulla Rai ha battuto la fortissima Temptation Island, reality di Mediaset, per numero di telespettatori. E dunque: che doppietta Roma! Visto che quando si parla di Raffaello è sempre dell'Urbe che si sta trattando. L'altra sera non poteva esserci concorrenza, neanche super-pop, rispetto alle immagini straordinarie del Vaticano, alle meraviglie del Pantheon, all'estasi che producono il palazzo della Farnesina (dove viveva Cristina di Svezia e diceva: «Il sacco dei bigotti è il peggiore che Roma abbia mai avuto»), palazzo Barberini (e nel documentario si vede anche la Fornarina) e tutto il resto.
È difficile sapere come sia morto Raffaello: eccessi amorosi, polmonite, veleno? In soli 37 anni di vita, però, questo genio assoluto ha regalato capolavori immensi all’Umanità. Ogni volta che guardo la sua tomba, mi chiedo cosa avrebbe potuto fare se fosse vissuto di più #Ulisse pic.twitter.com/vgDsIXRLeL
— Alberto Angela (@albertoangela) September 23, 2020
Roma tira. Non c'era forse bisogno, per saperlo, della conferma arrivata dalla tivvù, ma è sempre bene tenerlo a mente, senza farsi distrarre da chi non la sopporta. In tutto quel pubblico che ha scelto Raffaello e la città che lo ha consacrato agli occhi del mondo c'è non soltanto la coscienza del bello e la sensibilità per l'eccellenza. Si può intravedere più in generale una voglia di Capitale. Il riconoscimento che Roma è l'ombelico del Paese e il luogo della creatività (i geni come Raffaello l'Urbinate non crescono sotto i cavoli), la scintilla che accende i cervelli di tutti, la grandezza di un passato che significa futuro nonostante le brutture del momento e i disastri amministrativi che patiamo.
Mai come adesso, in fase di ricostruzione dalle macerie Covid non ancora rimosse, mentre c'è una società da rimodellare e una comunità nazionale che ha bisogno di riconoscersi meglio e di più, l'attrazione per Roma e per la sua storia può valere come spinta a migliorarci e come doping per l'orgoglio patriottico. Veniva in mente l'altra sera, guardando per esempio le immagini di Alberto Angela sul Colosseo, la profezia del monaco Beda, chiamato il Venerabile: «Finché esisterà il Colosseo,/ esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo,/ cadrà anche Roma; / quando cadrà Roma, / cadrà anche il mondo».
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Il successo televisivo di Roma è una sorta di fiche sulla Capitale che s'è sempre inventata e reinventata e ora non solo per sé ma per tutti - da Nord a Sud la puntata su Raffaello ha fatto il boom - prova di nuovo a dimostrare il tantissimo che vale. Ed è un buon segno che la tivvù pubblica mentre politicamente il discredito della Capitale impazza - basti pensare alle fandonie dell'autonomismo Spacca-Italia e ai revanscismi settentrionalistici di piccolo cabotaggio - punti le telecamere lì dove, nella generale bellezza italiana, c'è il concentrato di tutto.
In questo caso la cultura divulgativa di qualità ha dato una lezione alla cosiddetta cultura alta o comunque a un bel pezzo della tradizione letteraria italiana che di Roma ha sempre preferito vedere il peggio o divertirsi sulla sua pelle a colpi di snobismi inascoltabili: da Giovanni Papini il quale a inizio 900 diceva che «Roma è una mantenuta» ad Alberto Moravia che sprofondava nel luogo comune («Come si fa a voler bene a questa città socialmente spregevole, culturalmente nulla, storicamente sopravvissuta a furia di retorica e di turismo?»); da Alberto Arbasino che la considerava «una provincia capace soltanto di avere minuscoli clan» a tanti altri. E giù giù con stroncature di ogni tipo e di ogni livello che hanno contribuito a creare quel cattivo umore di fondo sintetizzabile in «Roma Ladrona».
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Roma invece è Raffaello (la cui mostra alle Scuderie del Quirinale ha avuto visitatori record) con e senza gli stupendi effetti visivi del documentario di Angela. E in questo momento in cui rinascere è la parola d'ordine - e un'idea italiana per eccellenza: si veda il Rinascimento - la culla è qui. Anche se la politica non sa guardarla bene e sembra avere gli occhi miopi che i telespettatori non hanno.