Alberto Angela torna su Rai1: «Ecco le Meraviglie del nostro Paese che ci fanno grandi»

Alberto Angela torna su Rai1: «Ecco le Meraviglie del nostro Paese che ci fanno grandi»
di Laura Larcan
Giovedì 2 Gennaio 2020, 08:31 - Ultimo agg. 09:39
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Svela i segreti della Monna Lisa e si emoziona con l'epica missione di Apollo 11, cita 2001 Odissea nello spazio ed elogia la genialità della pizza. Parlare con Alberto Angela è un volo vertiginoso nelle infinite pieghe della cultura. Dopo mesi di riprese in Italia, è pronto a raccontare la sua ultima impresa, la terza stagione di Meraviglie, dal 4 gennaio, sabato, in prima serata su Rai1.

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Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Meraviglie è la nostra storia: racconta un paese con una storia unica. Dalla preistoria ai templi greci, gli etruschi, i romani, vola nel Medioevo tra Pisa e Siena, poi si arriva alla Firenze del Rinascimento, al Barocco di Roma, al Settecento di Venezia, all'Ottocento di Napoli, fino alla Sicilia. Questa terza stagione vuole far capire che abitiamo in un paese dove ci sono tanti testamenti, ci fa capire chi siamo per affrontare il futuro. Abbiamo dentro di noi millenni di storia: ci serve ricordarlo».

Secondo lei c'è bisogno di ricordarlo?
«É un periodo di nebbie e le sfide del futuro non sono facili. Questa trasmissione, così come il libro che ne è nato, è dedicato ai ragazzi del domani».

Per questo il suo libro inizia con un appello ai giovani?
«Penso che abbiamo il dovere di proteggere il nostro patrimonio per le generazioni future. Nel volume sfilano tutti i luoghi che raccontiamo nella trasmissione, dal Duomo di Milano alla Valle dei Templi di Agrigento. Il libro vuole dire: andate avanti perché abbiamo un passato».

Il suo libro è abbinato anche ad un progetto.
«Vuole essere un libro che aiuta l'arte. Abbiamo scelto un'opera danneggiata dal terremoto di Norcia».

Un programma di cultura nel sabato sera in prima serata è una scommessa...
«Ha funzionato. Nessun'altra nazione mette nella rete ammiraglia un programma che parla di arte. Perché lo fa l'Italia? Perché funziona. Perché anche se la gente non ha avuto la fortuna di studiare arte, vive in un ambiente pregno di storia. La stessa pizza è fatta con ingredienti che non sono italiani, il pomodoro arriva dal nuovo mondo, la mozzarella l'hanno portata i longobardi, ma poi la genialità italiana è quella di combinare ingredienti per creare qualcosa di nostro».

Ci racconti qualcuna delle sue Meraviglie.
«Il Duomo di Milano. Più grande di Notre-Dame, l'interno ha pilastri come sequoie di trenta metri, in cima finiscono con capitelli con statue alte due metri. Stanno lassù da un secolo prima che venisse scoperta l'America».

Una Meraviglia insolita?
«Rocca Calascio in Abruzzo. Un posto dove hanno girato i film Lady Hawke e Il nome della rosa. Sembra di stare in Alaska. Un posto incredibile, vicino Roma. Un castello possente, isolato, misterioso, nel silenzio assoluto del paesaggio».

Siamo a Roma, e della Capitale cosa farà vedere?
«Fontana di Trevi, la mostra dell'acqua dell'antico acquedotto Vergine. Per raccontarla mi immergo con gli stivaloni nel grande condotto che oggi attraversa parte di Roma. Nella Fontana di Trevi l'acqua, che arriva da Salone, viene riciclata con un sofisticato sistema che consente il passaggio preciso di 125 litri al secondo. In ogni puntata raccontiamo un sito a Nord, Centro e Sud».

Lei parla spesso dell'antichità come forma di globalizzazione.
«L'impero romano è stata la prima vera forma di globalizzazione. Non c'era razzismo. Ci sono stati imperatori che ricordano oggi Obama: Settimio Severo veniva dalla Libia, parlava male il latino, aveva un aspetto che ricordava Bob Marley. In realtà è stato uno dei migliori imperatori della storia».

Lei è nato a Parigi.
«Mio papà era corrispondente da Parigi, prima per la radio, poi per la televisione. Dopo sono stato quattro anni in Belgio. E infine Roma».

Il suo primo amore è la paleontologia. Studiava le origini dell'umanità. Come mai questa scelta?
«Mio nonno, il papà di mio papà, è stato in Congo all'inizio del 900, come medico. Ha vissuto in Africa per molti anni. È bello pensare che questa voglia di scoprire il mondo sia un po' nel Dna della nostra famiglia».

A proposito di famiglia, si è mai sentito come Indiana Jones con suo papà? Come nel film con Harrison Ford e Sean Connery?
«Forse sì. Lui con il suo mestiere, io con il mio, abbiamo esplorato il sapere. Di storie anche noi ne abbiamo da raccontare. Per questo ho voluto fare con papà la puntata sulla Luna, l'ho voluto coinvolgere perché lui era presente quando l'Apollo 11 partì. Un giorno mi disse: devo avere a casa le foto degli astronauti che si imbarcano. Cercammo le foto e guardandole, riconoscemmo Armstrong, Aldrin...»

La sua immagine è ormai famosa, un classico dei social. La cantante Francesca Michielin ha postato una foto di lei che dorme con una coperta dove compare la sua faccia. Come convive con questa fama?
«Non era previsto. Mi mette molto imbarazzo. Di solito questo accade per la musica, per gli attori. Ma se accade per qualcuno che parla di cultura, mi fa riflettere. Penso che anche questo sia un modo per portare i giovani a capire il loro patrimonio. Il punto di arrivo dell'arte è la bellezza. L'arte è un fuoco perenne, continua ad emozionare. Però la devi spiegare. La fama sui social vuol dire che è stata raggiunta una lunghezza d'onda, che i ragazzi hanno una lampadina che si può accendere».
 



Qual è un film che fa parte della sua vita?
«2001 Odissea nello spazio, Ben Hur e Il Gladiatore, Indiana Jones. Li sento molto miei. Per dieci anni, prima della televisione, ho fatto scavi. Una tenda in mezzo alla savana. Gli animali intorno. Incontri ravvicinati con la natura. L'aurora come momento magico della giornata. Questi film mi piacciono perché c'è un'esplorazione: della dimensione personale, del pianeta, di epoche».

A proposito di spazio, è vero che esiste un asteroide che si chiama Alberto Angela?
«Sì, me l'ha dedicato un gruppo di astrofili».

Lei parla molto dei giovani. Cosa pensa dell'insegnamento della storia dell'arte a scuola, che entra ed esce dalle riforme scolastiche?
«È un argomento complesso. Noi viviamo in un paese dove storia e arte danno la tua dimensione. È importante avere questo insegnamento: la storia è maestra di vita, l'arte per chi vive in Italia è l'aria. Si dice che la cultura è ciò che ti rimane dopo che hai perso tutto. Ci credo. Però l'arte deve essere insegnata in modo costruttivo. Ai miei collaboratori dico sempre: non datemi nomi e date. Io voglio sapere come hanno realizzato le cose. Saperlo servirà anche nelle scelte del presente».

In Italia c'è consapevolezza del patrimonio?
«Più del passato, meno del futuro. Noi l'abbiamo ereditato e dobbiamo preservarlo».

Due estati fa è salito all'onore delle cronache per aver battuto la pop star Beyoncè al Colosseo.
«Ma noi avevamo chiesto il Colosseo come location per le riprese un po' prima di lei. E devo dire che è stata un'esperienza fantastica. Abbiamo filmato nel Colosseo di notte, nel silenzio, solo noi e questo capolavoro di monumento. Ne è nata una puntata per Stanotte a».

Ma Beyoncè al Colosseo, come poco prima al Louvre, come la vede? Una contaminazione possibile?
«Purché non rimanga un evento puramente commerciale. Se da lì parte un approfondimento, una conoscenza, un rispetto, una promozione, può avere un suo valore. Se si usa il Colosseo per promuovere un prodotto, è un'altra cosa».

Vive a Roma. Quali sono le Meraviglie mancate di Roma?
«Gli acquedotti. Ce n'erano undici nella Roma antica. Roma aveva un miliardo di litri di acqua corrente al giorno. Oggi Roma è attraversata dalle ossa di un enorme dinosauro, bellissimo, che nessuno nota. Penso a San Giovanni, dove c'è l'obelisco: ti giri e vedi l'acquedotto di Nerone. Un'altra meraviglia sono le Mura Aureliane, forse la più grande opera mai costruita dai romani. Per tutti è un vecchio muro con l'edera. Peccato».
 

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