Lamberto Sposini, ferma la causa con la Rai per i ritardi nei soccorsi: «Distanza sulle cifre»

Sposini, causa con la Rai ferma 8 anni dopo l'ictus: «In primo grado chiesti 11 milioni per i ritardi»
Sposini, causa con la Rai ferma 8 anni dopo l'ictus: «In primo grado chiesti 11 milioni per i ritardi»
Giovedì 4 Aprile 2019, 14:02 - Ultimo agg. 15:52
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Otto anni fa, il 29 aprile del 2011, Lamberto Sposini venne colpito da un ictus. Stava per andare in onda con uno speciale de "La vita in diretta" nel suo studio in Rai. Come tutti i giorni. Da quel giorno, che ha cambiato la sua vita per sempre, si parla di ipotetici ritardi e inefficienze da parte della Rai nei primi soccorsi prestati a Sposini. Da mesi - come scrive il Corriere della Sera - un collegio di giudici ha invitato le parti a trovare un accordo extragiudiziale, ma dalla Rai tutto tace e la proposta (in primo grado erano stati chiesti 11 milioni di euro, ora l’accordo si raggiungerebbe con 350 mila euro) non è mai arrivata. La prossima udienza d’appello è fissata per il 21 maggio.

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«Sposini ha dato molto alla Rai, anche sul fronte dell'informazione sportiva, alla Tgr e al Tg1 - dice Clemente Mimun, direttore del Tg % che lavorò tanti anni con il collega -  anche se non voglio entrare nelle logiche di altre aziende mi sarei aspettato un atteggiamento diverso da parte della Rai perchè Lamberto lo merita davvero».

E sulla vicenda è intervenuto anche il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi:
«Il caso Sposini continua ad essere una macchia sull'operato della Rai.
L'amministratore delegato Salini e i consiglieri di amministrazione che aspettano a intervenire affinché all'ex conduttore e ai suoi familiari venga data risposta?».
Già quattro anni fa, dopo la sentenza di primo grado che non aveva riconosciuto il risarcimento, mi interessai alla questione chiedendo all'allora Cda che la questione non finisse a carte bollate, peraltro a spese dei cittadini. All'epoca c'erano state rassicurazioni, la presidente di allora Maggioni è ancora un'importante dirigente del servizio pubblico, alcuni consiglieri di allora sono ancora oggi nel Cda come la consigliera Borioni, lo stesso ex direttore generale Orfeo: tutti potrebbero sensibilizzare Salini e riassumergli le rassicurazioni che pubblicamente e privatamente avevano dato al Pd sul fatto che avrebbero seguito la cosa, soprattutto dal punto di vista umano nei confronti di un collega, il cui valore professionale è stato sempre unanimemente riconosciuto. Perché nessuno interviene affinché questa storia, che rappresenta anche un danno di immagine per la Rai, trovi finalmente una conclusione positiva?».

 

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