Laura Marzadori a Sanremo 2023: il primo violino della Scala e regina di Instagram con foto glamour «Suonerei a Kiev e a Mosca» Video

Lotta ai pregiudizi in un ambiente che vede ancora poche donne nei ruoli più importanti

Laura Marzadori (Foto dal profillo Instagram)
Laura Marzadori (Foto dal profillo Instagram)
Martedì 7 Febbraio 2023, 12:12 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 13:55
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Laura Marzadori, primo violino della Scala, sul palco dell'Ariston: per i duetti del Festival di Sanremo 2023 ecco la 34enne bolognese, star pure su Instagram con foto molto glamour,  che venerdì sera suonerà per accompagnare il rapper Lazza ed  Emma nel brano "La fine" di Tiziano Ferro. Una bella gamma di contaminazioni, non c'è che dire. Laura Marzadori aggiunge così un'insolito cameo pop a una carriera folgorante nel mondo della musica classica in cui ha ottenuto fin da giovanissima riconoscimenti internazionali e recensioni strepitose, tipo quella del maestro Zubin Metha: “Ho affrontato Vita d’Eroe con decine d’orchestre, credo con tutte le migliori al mondo, dai Wiener e i Berliner Philarmoniker a Los Angeles e New York Philarmonic. Però il primo violino della Scala mi ha folgorato: che temperamento, che suono bello e romantico, che precisione tecnica".

In un'intervista a Giovanni Viafora per  Il Corriere della Sera, la musicista ripercorre le tappe della sua vita e spiega perché ama tenere un diario fotografico sui social (120mila follower su Instagram) con immagini in costume da bagno e in abiti di alta moda.

Foto che nel mondo della "classica" hanno sollevato perplessità.

 

 «Le mie foto sui social? Critiche dai colleghi - dice - ma le ragazze mi adorano. Anche nel mio mondo soprusi come nella ginnastica. Per i disturbi alimentari sono finita in cura. Vado a messa e non mi vergogno. A Milano? Non ci vivo. Sala bloccò Gergiev, ma io l’avrei fatto suonare. Con Chailly c’è voluto tempo per intenderci»

I prima passi nel mono dei concerti: «A 16 anni mangiavo una mela al giorno. E suonerei a Mosca». Instagram?
«È il mio diario, autentico. Perché io mi racconto così, a 360 gradi. Infatti con me tante ragazze hanno imparato a non vergognarsi. Mi scrivono: siamo più libere».

Barenboim? Fu lui a volerla alla Scala.
«Un genio».

È mai stata diretta da una donna?
«Raramente... Non ne ricordo i nomi».

La dice lunga...
«Siamo ancora indietro».

In Italia c’è Beatrice Venezi.
«Mai conosciuta. Quando nel 2021 andò a Sanremo, si soffermò su un dettaglio: farsi chiamare direttore o direttrice. C’era il Covid, mi lasciò perplessa».

Hai mai ricevuto molestie?
«Mai. È un tema delicato. Riuscire a capire una donna che ha provato una cosa simile è impossibile; ma tirare fuori accuse a distanza di anni è delicato. Uno si fa delle domande».


Lei ama i russi: Shostakovich. E Oistrach, che era di Odessa. La guerra quanto è entrata nella sua vita?
«Quest’anno hanno escluso tanti ragazzi russi dai concorsi: assurdo. Per altro è tutto molto border line: anche altre nazioni hanno fatto guerre, ma i loro artisti non sono stati estromessi. La musica deve unire».

Alla Prima quest’anno il «Godunov» però si è suonato.
«E sono stata contenta».

Sarebbe stata contenta anche che venisse concesso a Gergiev di dirigere? Sala lo fermò.
«Io invece non avrei avuto preclusioni. Anzi, nessunissima».

Andrebbe a suonare a Kiev alla fine del conflitto?
«Sì. Ma se è per questo anche a Mosca».

Ha scritto un libro: «L’altra metà delle note» (Harper Collins). Un romanzo, dove c’è molto di lei: anche i suoi disturbi alimentari. Una scelta coraggiosa.
«Avevo 16 anni, dopo la vittoria dei primi importanti concorsi mi trovai improvvisamente a suonare e viaggiare. Ma a quell’età il giudizio degli altri ha un peso diverso. Ero dimagrita tantissimo, c’erano giorni in cui mangiavo solo una mela. Pensavo di controllare tutto in modo maniacale. Invece ho cominciato a stare male».



Cosa l’ha salvata?
«Che ho la fortuna di riconoscere subito i miei problemi. Un giorno chiamai mia madre e le dissi: non voglio più andare avanti così».

E lei?
«Ero la prima figlia, non sapeva bene cosa fare. Decisi io di andare in un centro, ho visto situazioni terribili. È stato un dramma. Ne sono uscita, ma c’è voluto del tempo. Una sera improvvisamente richiamai sempre mia madre e le dissi: “Voglio prendere del sushi e invitare qualche amico”. Da allora ricominciai a mangiare. Ma sono cose che ti segnano. Se hai avuto problemi con il cibo, questo non ti resterà mai del tutto estraneo».

Da mesi si parla del caso delle ginnaste: ragazze soggiogate dai propri insegnanti in nome dei risultati.
«Anche nella musica ci sono persone che sono disposte a sacrificarsi per l’arte. Ho esperienze vicine di musicisti che hanno sofferto, anche per colpa di insegnanti non giusti. E che non sono riusciti a dire loro di no».

Può venire fuori quello che è accaduto per la ginnastica?
«Sì, purtroppo».

Lei è credente?
«Molto e non me ne vergogno, vado spesso anche a messa. Mentre i miei genitori sono atei: papà collezionista di giochi antichi per bambini (ha la più importante collezione al mondo), mia madre fisica all’Enea».

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È vero che le foto gliele fa il suo ragazzo?
«Sì. Musicista anche lui, una viola. La cosa ci diverte».

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