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Luca Zingaretti: «Montalbano è innamorato. Il successo di Luisa? E' brava e se lo merita»

di Gloria Satta
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 24 Febbraio 2021, 08:43
3 Minuti di Lettura

«Un terremoto». Così Luca Zingaretti definisce la clamorosa novità che sconvolge il suo commissario Montalbano mentre indaga su un delitto avvenuto nel mondo del teatro amatoriale. In Il metodo Catalanotti, inedito e attesissimo episodio (è il 37esimo) della saga inventata da Andrea Camilleri e dal 1999 adorata in tutto il mondo, Montalbano si innamora pazzamente di Antonia, collega della Scientifica (la convincente Greta Scarano). Per lei è disposto a lasciare tutto: l'eterna fidanzata Livia, il lavoro, l'amata Sicilia. Ma non è scontato che la donna voglia imbarcarsi in una storia con lui...
Del film-tv, in onda su Rai1 l'8 marzo, Zingaretti, 59 anni, firma anche la regia in coppia con Alberto Sironi, mancato durante le riprese. E, coincidenza, si prepara a scontrarsi con la moglie Luisa Ranieri, poliziotta super-sexy in Lolita Lobosco, la serie prodotta da Luca stesso e partita col botto (31,77 per cento di share) sulla stessa rete.

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Foto


Cosa ha pensato quando ha letto Il metodo Catalanotti?
«Sono saltato sulla sedia. Di sbandate Montalbano ne aveva già prese, ma si era sempre tirato indietro come un orsacchiotto timido. Questa volta è steso: l'unica cosa che vuole è stare con Antonia. E questo cambiamento esigeva da me una recitazione meno sopra le righe e più realistica».

 


Si è stancato di Montalbano, come afferma periodicamente?
«Nel 2008 annunciai che facevo il commissario per l'ultima volta: volevo uscire con gli applausi e non quando il pubblico si fosse annoiato. Ma dopo due anni il commissario mi mancava troppo e gli applausi erano addirittura aumentati. Adesso non so, non ho ancora deciso cosa farò».


Perché questa incertezza?
«Non ci sono più i miei amici e complici Camilleri, Sironi, lo scenografo Luciano Ricceri. Potrei continuare solo per portare sullo schermo gli unici due romanzi rimasti, Riccardino e Il cuoco dell'Alcyon. Ma il covid ha congelato tutto. Vedremo. Intanto ho altri progetti».


Quali?
«Sto per girare la serie Sky Il re in cui interpreto un controverso direttore di carcere. Come produttore farò Food Wizard, un cartoon sulla corretta alimentazione. E nel futuro mi vedo alla regia. Alla morte di Sironi sono finito dietro la cinepresa dall'oggi al domani con un calcio nel sedere, dovevo concludere le riprese al grido di o nuoti o affoghi. Ma era come se non aspettassi altro».


E si aspettava che Lolita Lobosco sbancasse l'auditel?
«Sono felicissimo sia come produttore sia come marito. Luisa non è soltanto bella e brava, gli ascolti straordinari della serie sono frutto della fiducia del pubblico che lei ha saputo conquistarsi negli anni».


Che padre è per le vostre bambine Emma e Bianca?
«Non riesco ad essere severo. Ho avuto le figlie tardi e con loro rivivo lo stupore dell'infanzia. Non ricordo la prima volta che ho visto il mare, ma non potrò mai dimenticare l'espressione di Emma quando lo ha scoperto».


Con l'associazione Unita sostiene i lavoratori dello spettacolo in crisi. Lo streaming ha definitivamente soppiantato le sale?
«La pandemia ha accelerato un processo già in atto. La gente ha imparato a gustarsi i film in casa, sarà dura riavere i cinema pieni. Non la vedo rosea».


E a proposito di serie viste sul divano, si è spiegato perché Montalbano ha un successo planetario?
«Non somiglia a nessun altro prodotto tv. Mentre tutti vanno di corsa, lui è lento. Mai seguire le mode».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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