GF Vip, la lettera di Marco Bellavia: «Volevo lanciare un messaggio, che solo insieme si può soffrire di meno»

Lo studio applaude a lungo mentre i vipponi restano muti e imbarazzati per una lettera dura

GF Vip, la lettera di Marco Bellavia: «Volevo lanciare un messaggio, che solo insieme si può soffrire di meno»
GF Vip, la lettera di Marco Bellavia: «Volevo lanciare un messaggio, che solo insieme si può soffrire di meno»
di Luca Uccello
Giovedì 6 Ottobre 2022, 22:35 - Ultimo agg. 22:39
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Il caso Marco Bellavia è diventato Nazionale. Se ne parla ovunque. Ha animato l’opinione pubblica. Una pagina orribile di televisione. Così l'ha definita inizialmente Alfonso Signorini. Una pagina che poi è bellissima. «Quello della fragilità, della solitudine, della depressione sono temi difusissimi. E non se ne parla mai. Noi abbiamo parlato di questo disagio e i tanti messaggi arrivati mi hanno convinto questo...».

«Marco ha sofferto tanto.

Qualcuno non se ne era accorto. E voi siete stati complici di una sofferenza inaudita». Per questo Marco ha voluto scrivere una lettera a cuore aperto. Una lettera che fa riflettere. Questo il testo integrale:

Caro Alfonso, cara Orietta, cara Sonia, cara Giulia e cara Pamela. Cari coinquilini, anzi ex coinquilini. Ho guardato da casa la scorsa puntata. L’ho guardata da casa mia e mi faceva una certa impressione osservarvi dall’esterno, senza essere più con voi. Voi lì tutti agghindati pronti per la serata di gala e io nel mio letto a leccarmi le ferite di giorni dolori che faccio fatica a dimenticare…

Mi scorrevano davanti agli occhi i vostri volti e i vostri sorrisi. Forse eravate già pronti e lo capisco a voltare pagina e a dimenticare perché in televisione succede spesso così. Tutto si consuma in fretta, si cambia registro come niente. Però non è andata così. Mano a mano che i minuti passano e Alfonso continuava il suo racconto i vostri volti sono cambiati. Si sono materializzarti i casi di Ginevra e Ciacci. Per la prima volta sono state usate parole pesanti come branco, bullismo. Per la prima volta si è parlato di indifferenza al dolore, incapacità di rispondere a una richiesta d’aiuto. Il mio aiuto, la mia richiesta d’aiuto.

E all’improvviso ho capito anche attraverso il vostro disagio di essere riuscito in qualcosa di grande: mettere a disposizione di chi ci guardava la mia esperienza di vita, le mie debolezze, i miei stessi demoni. Volevo lanciare un messaggio, quello che solo insieme si può soffrire di meno, solo condividendo un dolore lo rendiamo meno pesante e insopportabile. Di fronte alle immagine che lunedì sera scorrevano davanti ai nostri occhi alcuni di voi erano imbarazzati, altri indifferenti, alcuni pietrificati dal dolore. Vi siete accorti tutti ad un tratto di quello che avevo provato, di quello che era successo, di quello che alcuni di voi avevano fatto: un pugno nello stomaco.

Tranquilli non giudico nessuno. Il giudizio spetta solo a Dio e alle nostre coscienze. Però presto tornerò a guardarvi negli occhi per un confronto sereno che aiuti a costruire e completare il messaggio che volevo lanciare. Non c’è bisogno di fuggire dalla Casa come qualcuno di voi ha fatto. Non c’è bisogno di rimanere nella Casa facendo finta di niente come se nulla fosse successo, come qualcuno di voi continua a fare. C’è bisogno di dialogare, di condividere. Se poi guardandoci negli occhi qualcuno li abbasserà, beh, non sarà colpa mia….

Vi abbraccio Marco…

Lo studio applaude a lungo mentre i vipponi restano muti e imbarazzati per una lettera dura, sofferta perché Marco non ha fatto sconti ma che guarda al futuro. Perché Marco ha annunciato di voler tornare dentro la Casa di Cinecittà per un confronto sereno. E Signorini lo aspetta a braccia aperta.

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