Addio geniale Marenco, da ragazzi ci ha insegnato la meraviglia del surreale

Addio Marenco, da ragazzi ci ha insegnato la meraviglia della surrealtà
Addio Marenco, da ragazzi ci ha insegnato la meraviglia della surrealtà
di Paolo Ricci Bitti
Domenica 17 Marzo 2019, 15:43 - Ultimo agg. 1 Aprile, 10:25
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Si pedalava verso casa a tutta velocità dopo la campanella delle 12 della prima media, cartella preparata sottobanco già dalle 11.30 per essere pronti allo scatto fino alla radiolina a transitor, antenna sguainata e appoggiata al bicchiere di fianco alla pentola con le tagliatelle perché così "prendeva" meglio. Alle 12.30 tutti zitti: Rock around the clock. Attorno alla tavola, portati dalle misteriose onde medie di Radio 2, apparivano sullo schermo più realistico che tutt'ora esista - la nostra immaginazione - il colonnello Buttiglione e il suo sottoposto Rufolillo con quelle sue "pubblicanziocelle licenziose", il professor Aristogitone, l'astronauta Raimundo Navarro sulla navicella Paloma Secunda, la Sgarambona, il dottor Carlone, Verzo, Riccardino, la signorina dei grandi magazzini ("Si ricorda ai gentili clienti che è vietato palpare le commesse"), Zambuto. I personaggi di Mario Marenco. I protagonisti di Alto Gradimento, la colonna di tantissimi tra coloro che sono nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Quell'ora incollati alla radiolina passava in un minuto, poi si accendeva la tv per il telegiornale del Primo canale (Rai, altro non c'era): si precipitava dalla leggerezza della risata surreale alla greve realtà; dai colori sfolgoranti che Marenco aveva acceso nella nostra fantasia al bianco e nero ovvero al grigio dell'informazione ufficiale, al "pastone" della politica, alle note ufficiali, mai una virgola fuoriposto (e che comunque, nella sguaiatezza senza comprendonio odierna viene persino da rimpiangere). Il sabato e la domenica senza l'umorismo geniale di Alto Gradimento, dal 1970 in poi, erano lunghi come un giorno senza pane. Difatti l'ultima serie, nel 1980, catturò anche la domenica.   

Sono i personaggi radiofonici di Mario Marenco ad averci cresciuto nell'amore per la surrealtà, per la caricatura intelligente e scema allo stesso tempo, per la critica all'establishment che, non comprendola, si lasciava canzonare. Nascono lì, a quei microfoni, i primi tormentoni costruiti sulle frasi dei politici: allora un azzardo pieno di forti rischi di cui quella folle banda non si preoccupava.  E se da ragazzino conoscevi Verzo e la Sgarambona eri ammesso, al bar, fino al consesso dei goliardi universitari: un'altra emozione. 

Che magnifico peso quello che adesso resta sulle spalle di Renzo Arbore e Giorgio Bracardi: il quotato architetto (ma che lo era lo scoprimmo molto tempo dopo) Marenco ha raggiunto Gianni Boncompagni ed è una miracolosa fortuna che, logicamente, di quella trasmissione indefinibile si trovi così poco di visibile on line perché nessun file su Youtube può rendere l'idea delle emozioni che in queste ore affiorano dalla memoria dell'adolescenza.  A cercarli, sul web si trovano - e quelli hanno davvero la potenza di rievocare lo stupore - file audio rubricati come i vari personaggi di Marenco e Bracardi. Sul sito di Radio 2 ci sono 16 puntate, pochissime, ma preziose, perché all'epoca, Arbore l'ha ripetuto più volte, non si registrava e archiviava quasi nulla. 

La cultura, l'emozione, la forza delle immagini spiattellate non valgono niente rispetto a quelle che Marenco era capace di costruirci dentro e la seconda parte della sua carriera, quella in tv e al cinema, nonostante sia stata ugualmente orchestrata da Arbore, non è più stata in grado di raggiungere le altezze siderali di Alto Gradimento. Parere personale, si capisce. Ma è difficile raccontare chi è stato Marenco non ai millennials, che subito lo cercano su Google e trovano ben poco, ma ai quarantenni che hanno ricordi sbiaditi di Riccardino a "Indietro tutta" in tv sempre con Arbore e il primo Frassica. Al più, quel personaggio in tv, innescava sorrisi, ma non ti trascinava di certo in quel mondo irreale di folle allegria che usciva da quella radiolina.   


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