«Bomba ecologica» a Bastardo, dopo i roghi misteriosi tre imprenditori nei guai

Uno dei roghi da cui è partita l'indagine
Uno dei roghi da cui è partita l'indagine
di Ilaria Bosi
Venerdì 9 Ottobre 2020, 15:40
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SPOLETO - Due incendi misteriosi nel giro di pochissimi giorni in quella che già all’epoca venne definita una bomba ecologica. Erano i primi di febbraio del 2019 quando l’ex fornace Tacconi, a Bastardo di Giano, venne interessata da più roghi ravvicinati (nella foto), che portarono la struttura al sequestro. Prende le mosse proprio da qui l’indagine condotta dai carabinieri del Noe di Perugia, diretti dal tenente colonnello Francesco Motta e per la quale il sostituto procuratore Patrizia Mattei ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini a carico dei proprietari di quel capannone, finito già al centro di una maxi indagine ambientale una ventina d’anni fa, quando il proprietario era un imprenditore trevano. Sotto accusa per smaltimento illecito e altre condotte omissive sono finiti Giovanni Bartoloni, Maria Gabriella Scarca e Fabrizio Scarca, tutti del posto e legali rappresentanti della ditta Ellebi srl (Fabrizio Scarca lo è anche della Sitem, affittuaria di una porzione dell’immobile), cui viene contestato anche un illecito amministrativo. Secondo l’accusa, i tre (sprovvisti dell’autorizzazione allo smaltimento di rifiuti speciali) non avrebbero provveduto alla bonifica e al risanamento del sito, nonostante fosse condizionato proprio a questi obblighi il dissequestro ottenuto qualche anno fa.

Non solo. Secondo quanto ricostruito dal Noe, gli indagati avrebbero anche omesso di “impedire il verificarsi di continui episodi di abbandono di quantitativi di rifiuti speciali (pericolosi e non) da parte di terzi”, favorendo così di fatto la realizzazione di una discarica abusiva all’interno e all’esterno del capannone di proprietà. Lunghissimo l’elenco dei materiali che i militari del Nucleo Operativo Ecologico hanno censito dentro e fuori la ex fornace. Oltre alla fibra di amianto sfaldatasi dal tetto del capannone, i militari hanno trovato moquette, rivestimenti interni di auto, solette per scarpe, bancali, materiali metallici, residui plastici, materiali edili e inerti, macchinari per lavorazioni meccaniche e vecchi rifiuti risalenti addirittura agli anni ’90, ma anche pneumatici, laterizi, rete elettrosaldata. Quanto basta per parlare di bomba ecologica. 

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