Centosessanta start up da tutt'Italia muovono i primi passi al Mich di Terni

Centosessanta start up da tutt'Italia muovono i primi passi al Mich di Terni
di Monica Di Lecce
Martedì 10 Maggio 2022, 07:34 - Ultimo agg. 11 Maggio, 10:12
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Aiutare un'idea innovativa a diventare un progetto vincente. Offrire lo spazio fisico ma anche le professionalità giuste e le tecnologie per consentire alle start up di muovere i primi passi fino ad arrivare a camminare con proprie, solide, gambe. Tutto questo passando per una rigida selezione e una grande discrezione sul lavoro che si svolge al suo interno. Ha due anni il Mich, Maestrale Innovation Creative Hub, di Terni, il primo incubatore certificato in Umbria, ma conta già 160 start-up, da tutt'Italia, selezionate dopo un attento scouting.

«Abbiamo aperto ad ottobre 2019 e da lì a pochi mesi ci siamo ritrovati in piena pandemia durante la quale il Mich non si è mai fermato – racconta il direttore Carlo Ottone – perché non si è fermata la capacità e la volontà di fare innovazione in un momento in cui la particolare situazione imponeva di cambiare il modo di fare economia.

L'incubatore – prosegue Ottone - nasce dall'idea condivisa con Gianluca Bellavigna, amministratore delegato, di sviluppare tutto il segmento dell’Ict (Information and Communication Technologies) scommettendo su Terni, un territorio dalle grandissime potenzialità e problematiche». La filosofia strategica del Mich si sviluppa intorno alla declinazione del rapporto tra l’Ict (ossia tutto ciò che è legato al mondo software, intelligenza artificiale, cybersicurezza, cloud), l'innovazione e la sostenibilità. Strategica anche la location: a Maratta nei locali ristrutturati della sede universitaria di Scienze della Formazione, e della prima realtà cittadina che circa vent'anni fa si occupava di startup, per un totale di 8.500 metri quadri dedicati all’innovazione.

«Alla base di operazioni come questa – aggiunge Gianluca Bellavigna, amministratore delegato – ci sono le persone, i principi e le competenze. Siamo un gruppo privato che, pur potendo investire altrove, in autonomia ha deciso di farlo a casa propria, in questa città. Abbiamo portato a Terni tanta della nostra esperienza maturata fuori, nel tentativo di dimostrare che anche qui, in una provincia, area di crisi complessa, si possono fare delle cose, dei progetti concreti».

Dietro al Mich c'è un metodo ben preciso che non lascia spazio all'approssimazione. «Abbiamo un approccio strutturato - spiega il direttore Ottone – che parte da una attenta selezione dell'imprenditore. Basti pensare che su 400 start-up e startupper ne abbiamo selezionati 160, ma chi viene qui non viene lasciato solo. Abbiamo messo a punto un metodo, elaborato anche confrontandoci con altri incubatori italiani». Le start up spaziano dal food, all'editoria, dallo studio dei materiali innovativi, alla chimica, al packaging green, dal turismo ai beni culturali.

«Siamo orientati – aggiunge Carlo Ottone - su tutti i segmenti dell'economia circolare e della sostenibilità legata all'intelligenza artificiale». All'interno del Mich non ci sono solo giovani imprenditori. «Le imprese che ospitiamo – spiega il direttore – sono per metà innovative e l’altra metà spin-off di aziende, ovvero derivazioni di aziende che hanno saputo rinnovarsi e utilizzano la start up per veicolare una innovazione».

Il gruppo, dopo aver messo insieme spazio fisico e competenze in materia di innovazione, ora si apre alla collaborazione con il territorio e il pubblico in un rapporto che è ancora tutto da scrivere.

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