«Ciao, ti ricordi di me?». La truffa agli anziani seguiti nei parcheggi. «Attenti a quell'uomo biondo con l'auto scura»

Il parcheggio dell'ospedale di Perugia
Il parcheggio dell'ospedale di Perugia
di Egle Priolo
Martedì 12 Aprile 2022, 11:37
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PERUGIA - Gianni ha settant'anni, un fisico ben messo con l'età tradita solo da una folta capigliatura bianca. Ha una bella macchina e sta facendo la spesa in un supermercato di via Settevalli. Ha gironzolato da solo tra gli scaffali, ha fatto i suoi acquisti con l'impressione di essere guardato. Ma con queste mascherine l'idea che qualcuno ti guardi cercando di capire chi ha davanti ormai è normalità. Paga ed esce. Raggiunge il parcheggio, entra nella sua auto con la spesa e si avvia verso la stazione.

Ma appena uscito dall'area di sosta, una macchina inizia a sfanalargli dietro. Suona anche il clacson e Gianni vede che l'uomo alla guida gli fa segno di accostare. Non pensa di conoscerlo nonostante il breve identikit che gli regala lo specchietto retrovisore. E prosegue. Ma la strada si fa a due corsie e quell'auto, grossa e scura, lo affianca sulla sinistra: il conducente parla proprio con lui e a gesti gli dice di fermarsi. Gianni è confuso, è certo di non aver urtato niente – l'unica cosa che gli viene in mente – e si ferma nel parcheggio di alcuni negozi lungo via Settevalli. Pochi istanti e quell'uomo gli bussa al finestrino del passeggero, lui abbassa il vetro e inizia lo show. «Ciao, come stai? Ti ricordi di me? Abbiamo lavorato insieme quando stavo in azienda». «In azienda? Io ero un professore», dice Gianni. «Eh sì, già. Io poi ho cambiato lavoro, non ti ricordi di me? Eri in quella scuola lì...». «Io stavo al Geometri...», rivela il settantenne. «Appunto, certo. Anche io, lavoravamo insieme, possibile che ti sei dimenticato di me?».
Ora, Gianni è sveglio, è anziano e pensionato solo per l'anagrafe e le statistiche, ma l'idea di non ricordare qualcuno, dopo due anni chiuso in casa e magari qualche defaillance di memoria del passato più lontano, proprio non la butta giù. Non è possibile, per lui, fare la figuraccia di non ricordare qualcuno che dice di conoscerlo: in fondo ha avuto un migliaio di alunni, qualcuno magari di quella scuola gli può anche sfuggire. E allora lo fa salire. E qui l'uomo, capelli biondi, un po' ricci, occhi scuri, niente cappelli o mascherina, entra e racconta la sua storia. Che ora vende gioielli, che fa la spola con la Toscana, che ha cambiato vita ed è felice. Così tanto anche per aver incontrato di nuovo Gianni. E ancora di più se può regalare un bracciale alla moglie dell'ex collega. Glieli fa pure vedere questi gioielli, bigiotteria ma di valore. Certo, però, se magari volesse comprare un orologio giusto per non farlo tornare ad Arezzo con la valigetta ancora piena...
Gianni, più confuso che persuaso, comunque non ha soldi, solo bancomat. E poi lui quell'orologio davvero non lo vuole. Spiega all'uomo, di circa 40 anni, che è un bel gesto da parte sua, ma che sarà per la prossima volta che si rincontreranno. Il giovane insiste, ma ormai è passata mezz'ora e capisce che non c'è trippa per gatti. Con la stessa velocità con cui è entrato esce e torna di nuovo verso il supermercato. E lì Gianni capisce del tutto, nonostante la valanga di chiacchiere vomitate dal presunto amico a macchinetta, così tanto da intontirlo: ha appena evitato una truffa. Si è fatto una risata per non essersi lasciato abbindolare da uno showman, ma alla fine è compiaciuto per non essersi fatto beffare.
Cosa che non è successa a chi, un 72enne con caratteristiche simili, si è fatto fregare 50 euro nel parcheggio dell'ospedale da un presunto amico che vendeva vestiti di marca a prezzi stracciati, magari caduti dai camion.

E le segnalazioni in questi giorni sono in aumento: niente che valga la pena di denunciare, ma da raccontare per evitare altre vittime. Perché questo tipo di truffe, in cui si scelgono gli anziani perché magari più propensi a far parlare pur di non ammettere di non ricordare una faccia, sono di nuovo un must da quando le restrizioni sono venute via. C'è più voglia di chiacchierare, meno paura a far avvicinare qualcuno e il rischio allora di farsi letteralmente intortare di parole è più alto. «State attenti a un ragazzo con l'auto scura e di grossa cilindrata, barbetta incolta e capelli ricci e biondi – raccomanda Gianni -. Io adesso sono sicuro che mi avesse seguito già nel supermercato e sicuramente mi ha puntato nel parcheggio, vedendomi solo a entrare in auto. Meglio essere maleducati che truffati».

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