Case di riposo con il trucco,
indagati quarantatrè medici

I carabinieri del Nas
I carabinieri del Nas
di Luca Benedetti
Giovedì 16 Aprile 2020, 12:42
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PERUGIA Nelle case di riposo gestiste col trucco il 73 per cento dei pazienti controllati sono risultati fuori legge. Le verifiche dei carabinieri del Nas hanno permesso di scovare 65 pazienti non autosufficienti sugli 89 controllati che erano alloggiati in strutture privati per pazienti senza particolari patologie. 
I carabinieri del Nucleo tutela della salute hanno denunciato i titolari di cinque case di riposo (tutte ubicate tra il Perugino e il Ternano, una a Terni città) e per aver, di fatto gestito una struttura non autorizzata. Nei guai anche 43 medici di famiglia che hanno attestato falsamente lo stato di salute di chi era inserito nella struttura. In particolare dai controlli effettuati è emerso che i medici di medicina generale (denunciati per falso e abuso d’ufficio)sottoscrivevano attestazioni di autosufficienza quando, invece, è emerso che la maggior parte degli ospiti controllati è risultato non idoneo a essere ospitato nelle strutture visitate dal Nas perché erano in gran parte giudicati già invalidi dalla Commissione per invalidità civile dell’Inps con necessità di assistenza continuativa, il cosiddetto assegno di accompagnamento.
I controlli del Nas di Perugia guidato dal tenente colonnello Giuseppe Schienalunga, sono stati effettuati nel mese di febbraio quando l’allarme coronavirus aveva appena lambito l’Umbria. Ma hanno un peso anche nella gestione dell’emergenza visto che per evitare rischi per gli ospiti non autosufficienti, c’è la sorveglianza sanitaria del personale delle Asl. Le aziende sanitarie (Asl 1 e Asl 2), una volta che il Nas ha scoperto che pazienti non autosufficienti sono intervenuti con il Nucleo di valutazione multidimensionale che ha verificato e certificato la non autosufficienza del 73 per cento dei pazienti controllati.
LE MOSSE DELLA REGIONE
«La situazione delle casse di riposo in Umbria- spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto- è relativamente tranquilla. Ci siamo subito attivati per gestire al meglio la difesa dei soggetti fragili, cioè gli anziani che sono assistiti. Ai primi di marzo abbiamo consentito l’accesso a un solo familiare per le visite, sempre quello. Più abbiamo addirittura bloccato gli accessi esterni dei parenti. Nel frattempo sono partiti i tamponi prima sul personale e poi sugli stessi utenti. Stiamo monitorando la situazione in continuità. Abbiamo individuato- continua Coletto anche 4 strutture dedicate a pazienti Covid-19 positivi che debbano lasciare le strutture. Anche se, c’è da valutare il fatto che portare fuori dalle strutture di riferimento gli anzi significa far perdere loro punti di riferimento importanti».
La Regione, nel piano di difesa delle fragilità, ha individuato un referente per ogni struttura in grado di monitorare la situazione. Le strutture residenziali in Umbria sono 190 con 3644 posti letto disponibili. A proposito di controlli anti Covid-19: tutti negativi i tamponi per addetti e anziani della casa di riposo “Andrea Rossi” di Assisi.
TEST RAPIDI E FASE 2
Intanto la Regione va avanti sull’utilizzo dei test diagnostici seriologici, quelli rapidi con l’esame del sangue. Il Comitato tecnico scientifico sta studiando il piano da validare per aprire le porte alla fase 2. A palazzo Donini stanno ragionando sulla possibilità di utilizzare, addirittura 250 mila test, per uno screening alla popolazione. Quella individuata come strategia operativa per l’effettuazione dei test diagnostici, prevederebbe il controllo di chi si rivolge ai Pronto soccorso, dei ricoverati extra Covid-19 nei vari ospedali, degli operatori sanitari, dei farmacisti, degli operatori delle forze dell’ordine e di chi lavora nei altri servizi pubblici essenziali. I test rapidi sono stati già utilizzati nel tamponamento massivo di Pozzo quando c’era la zona rossa.
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