Covid, epidemia stabile e indice Rt a 0,71. Gli esperti: «In atto una fase discendente, ma non per i ricoveri»

Covid, epidemia stabile e indice Rt a 0,71. Gli esperti: «In atto una fase discendente, ma non per i ricoveri»
di Fabio Nucci
Venerdì 4 Dicembre 2020, 07:13
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PERUGIA - La discesa degli attualmente positivi, il calo dell’indice Rt, la stabilizzazione dei ricoveri. Il punto Covid settimanale della Regione continua a fornire indicazioni incoraggianti sulla possibile evoluzione di fine anno dell’epidemia col direttore Claudio Dario che lascia trapelare un cauto ottimismo. Resta il nodo dei decessi, ieri altri 15, la cui entità è legata alla numerosità dei casi, cresciuti dieci volte rispetto alla prima fase.
Dall’indice Rt calcolato dal Nucleo epidemiologico della Regione la conferma dell’allentamento del contagio con la media dal primo ottobre a 1,11 mentre la stima sui 14 giorni è scesa a 0,74, con tempi di raddoppio a 30 giorni. Anche l’indice Rt comunicato dall’Iss è sceso a 0,71, sugli ultimi 14 giorni, simile alle valutazioni della Regione. «Un dato positivo – sostiene Dario - che ci fa essere ottimisti per la valutazione che ci sarà a fine settimana riguardo all'attribuzione dell'Umbria in merito alle fasce di protezione. Tali dati si stanno confermando per la seconda settimana, il lasso di tempo che la Cabina di regia ritiene adeguato per valutare la stabilizzazione. È giusto essere ottimisti».
Il rapporto tra positivi, ricoveri ordinari (5%) e terapie intensive (0,7%) resta invariato e prosegue la discesa “repentina” della curva degli attualmente positivi, ieri sotto settemila (come a fine ottobre) dopo aver toccato il picco il 22 novembre con 11.577 casi attivi. Ieri 286 nuovi casi e 592 guariti col rapporto ormai di 2-3 a 1. I nuovi contagi sono emersi a fronte di 3.508 tamponi con un tasso di positività dell’8,15% più alto della media mobile settimanale, risalita a 7,11. Quanto alla curva dei ricoveri, fino a un certo punto l’andamento è stato simile a quella dei casi attivi. «Dopo una crescita esponenziale – spiega Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico – ha subito un appiattimento con alcune oscillazioni. La tendenza rimane a una stabilità che si è instaurata con un certo periodo di ritardo». Servirà ancora tempo, invece, per una discesa simile a quella degli attualmente positivi. «C’è una latenza tra queste due grandezze». Trend simile per la curva delle terapie intensive che dopo aver sfiorato gli 80 casi ha avviato una lieve decrescita e ieri il totale è sceso a 54. «Ci sono più oscillazioni perché i numeri sono più piccoli».
La presenza dei contagi si sta disperdendo tra i comuni della regione anche se restano 88 quelli con almeno un caso all’interno. Alle 12 del 3 dicembre quelli con oltre 10 casi ogni mille residenti erano 14: i primi cinque sono Cerreto, Gualdo Cattaneo, Cascia, Bastia e Bettona con un’incidenza che varia da 14,82 a 13,19. «C’è un’area ancora con tassi più alti della media regionale ma l’andamento della curva epidemica segue lo stesso andamento di quella regionale». Il riferimento è ad Assisi, Bastia, Bettona e Trevi che due giorni fa presentavano un’incidenza maggiore di 12,26 casi per mille abitanti.
Il gruppo di esperti della Regione ha elaborato, con il coordinamento di Carla Bietta, responsabile dell’unità di Epidemiologia della Usl Umbria 1, uno studio sulla mortalità mettendo a confronto le due fasi epidemiche. Sono stati messi a confronto il periodo 1/3-31/7 e quello 1/8-30/11 per i decessi, 1/8-16/11 per i casi positivi. «Si è passati da un tasso di mortalità del 5,6 a uno dell’1,9%», ha spiegato la dottoressa Bietta. La cui analisi ha preso in esame anche altri parametri dell’epidemia scoprendo che nella prima fase c’è stata una prevalenza di casi tra le donne, con un’età media di 53 anni e mezzo (più altra tra gli uomini) e che l’11% ha subito un ricovero. Il rischio di letalità sale al crescere dell’età e questo aspetto è rimasto costante nelle due fasi. Nella seconda, la mortalità Covid risulta attenuata anche nelle fasce più a rischio e il tasso passa dal 3,3% della fascia 65-74 anni (8,8% nella prima), all’11,4% (19,4%) di quella 75-84 mentre tra gli over 85 il tasso è del 18,7% (31,6%).

Quanto alle caratteristiche dei casi, anche nella nuova ondata c’è stata una lieve prevalenza di contagi tra le donne. «Ma la popolazione è più giovane – spiega Carla Bietta – e l’età media è scesa a 44,4 anni, più alta tra le donne e il 2,9% ha subito un ricovero».

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