Coronavirus, lite per la fila alla cassa a Terni: «Rispettare le distanze»

Coronavirus, lite per la fila alla cassa a Terni: «Rispettare le distanze»
Coronavirus, lite per la fila alla cassa a Terni: «Rispettare le distanze»
di Aurora Provantini
Sabato 7 Marzo 2020, 08:44 - Ultimo agg. 10:43
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Ha lasciato il carrello pieno di generi alimentari alla cassa di un supermercato del centro di Terni e se n'è venuta via. Natalina, insegnante di lettere in congedo da un anno, ha risolto così la controversia con una giovane mamma che faceva la spesa insieme alla figlia di pochi anni, ieri mattina.ù

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«Non mi stia così vicina, signora, la prego», ha chiesto Natalina. «Oh quante storie, non esageri», si è sentita rispondere. Così Ina, come la chiamano le amiche, non ci ha pensato due volte, non ha replicato e se n'è venuta via a mani vuote.

«Sono state disposte misure urgenti e chiare in materia di contenimento del coronavirus spiega - che non possono essere sottovalutate. Se hanno chiuso scuole e università, sospeso congressi ed eventi pubblici, perché l'affollamento di persone non avrebbe consentito il rispetto della distanza di sicurezza, ci sarà una ragione. Non litigo dunque, ma non faccio complimenti».
Daniele Stellati, direttore di Confesercenti Terni, suggerisce di individuare una figura tra i dipendenti o tra il personale di sorveglianza, che si preoccupi di far rispettare la distanza di un metro l'uno dall'altro. Una sorta di provvedimento provvisorio, prima che si arrivi a misure coattive come nel bresciano, dove il Prefetto con apposito decreto, ha stabilito «che la capienza degli esercizi commerciali, sia piccoli che grandi, venga ridotta ad un terzo di quella ammessa in base alla superficie di vendita, ammettendo di fatto l'accesso ad una sola persona per metro quadrato».

«Rispettare la distanza di sicurezza fa parte di quei comportamenti che servono a tutelare noi e gli altri - dichiara Stellati e non è il momento questo per far prevalere atteggiamenti troppo leggeri o semplicemente spavaldi. Le medie e grandi superfici commerciali sono strutture dove la vendita non è assistita per definizione e non prevedono quindi personale dedicato, ma ciò non toglie che garantire il rispetto delle misure imposte da un decreto ministeriale durante un'emergenza mondiale, non possa giovare anche all'immagine dello stesso supermercato».

Sarebbe di buon senso, e non obbligatorio, insomma. «Si va a fare la spesa, non a litigare». Qualcosa va comunque pensato per non arrivare a contingentare gli ingressi in base ai metri quadrati messi a disposizioni dei clienti, o perché controversie come quelle di Natalina vengano risolte diversamente. «Quando sono comparsi i primi casi di coronavirus in Veneto e Lombardia, l'effetto a Terni è stato quello di precipitarsi nei supermercati per fare scorta di viveri. Adesso invece si corre il rischio che la gente non ci vada più tanto volentieri».

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