La microbiologa: «Omicron si annida più nella gola che nel naso, i vaccini sono l'unica soluzione»

Antonella Mencacci
Antonella Mencacci
di Fabio Nucci
Mercoledì 29 Dicembre 2021, 09:21
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PERUGIA Con una capacità di infezione di uno a dieci, la variante Omicron sta segnando questa fase epidemica, specie in Umbria dove è ormai prevalente. Allo stesso tempo, è stato dimostrato che una vaccinazione recente rappresenta una barriera efficace anche contro questa elevata contagiosità e minori sono i rischi che il virus attacchi i polmoni. A un anno quasProfessoressa Mi dalla scoperta della mutazione brasiliana, in prima linea per indagare anche su tale variante sudafricana c’è sempre Antonella Mencacci, direttore della Scuola di specializzazione in Microbiologia dell’Università degli studi di Perugia e responsabile del laboratorio di riferimento regionale al Santa Maria della Misericordia. Anche se il modo di trasmissione è lo stesso delle altre varianti, in questo caso sono molti gli indizi che avvicinano il SarsCov2 verso una forma endemica, meno grave.

Professoressa Mencacci, come si trasmette la variante Omicron?


«Il SarsCov2 si trasmette sia per droplet sia per aerosol, quindi anche in questa variante non è diverso dagli altri coronavirus. È però molto più contagioso, presentando un R con zero pari a 8-10: questo vuol dire che ogni positivo in teoria può contagiare dalle 8 alle 10 persone, che sono tantissime».


È vero che si annida più nella gola che nel naso?


«Sono stati fatti degli studi che dimostrerebbero che il virus è più affine, cioè è capace di infettare meglio le alte vie respiratorie piuttosto che le basse. Questo significa che giunge meno nei polmoni e dovrebbe fermarsi in gola, ma si tratta di studi preliminari».


Che tipo di evoluzione rappresenta tale variante rispetto alle precedenti?


«È una variante molto più contagiosa rispetto alle altre, come si può vedere dall’andamento della curva epidemica attuale. Non sappiamo se veramente sia anche meno virulenta, cioè che causi infezioni meno gravi perché in questo stadio è difficile discriminare se le infezioni meno gravi che vediamo siano dovute alle caratteristiche intrinseche del virus o al fatto che il virus trovi una popolazione target, cioè una popolazione suscettibile che è protetta dalla vaccinazione oppure è costituita da giovani non vaccinati nei quali, come sappiamo, nella maggioranza dei casi il SarsCov2 decorre in maniera meno grave».


Come si comporta rispetto alla vaccinazione?


«Intende dire se “buca” il vaccino? In questo senso possiamo dire che tale variante attacca anche persone che hanno completato il ciclo primario di vaccinazione con seconda dose, ma probabilmente perché si tratta di assistiti che hanno ricevuto il richiamo da tempo, non tanto perché la variante “buchi” la seconda dose.

Probabilmente, la vaccinazione recente è più efficace di una vaccinazione remota. È altrettanto vero che la vaccinazione con tre dosi sta funzionando meglio e questo perché l’ultima dose è stata fatta da poco tempo».


I vaccini quindi continuano a rappresentare una barriera.


«Senz’altro sì e parliamo di una buona barriera. Dobbiamo puntare assolutamente sui vaccini».


La Omicron è destinata a diventare prevalente in Umbria?


«Sicuramente. Nell’ultima flash survey del 20 dicembre era presente al 65% nella regione, ma con la collega del laboratorio di Microbiologia lunedì mattina abbiamo fatto un rapido calcolo e nel perugino possiamo dire che oltre l’80% dei casi è ormai riferito alla variante Omicron».


Quando è prevista la prossima flash-survey?


«Il 3 gennaio».


Può essere considerata il prologo all’endemicità del virus?


«Questo ce lo auspichiamo tutti. Se molti si infetteranno, le infezioni non saranno gravi è verosimile che il virus sta cambiando verso una forma endemica».
 

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