Medico morto di Covid, l'ospedale di Perugia avvia accertamenti interni

Medico morto di Covid, l'ospedale di Perugia avvia accertamenti interni
di Egle Priolo
Sabato 28 Novembre 2020, 11:30
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PERUGIA - Con la discrezione dovuta a una vicenda davvero dolorosa e delicata, oltre all'inchiesta per omicidio colposo aperta dalla procura della Repubblica, per la morte di Stefano Brando si muove anche l'Azienda ospedaliera Santa Maria della misericordia. L'ospedale ha infatti iniziato una serie di accertamenti interni per capire se ci siano o meno delle responsabilità per il decesso dello stimato medico di famiglia, stroncato dal Covid a 62 anni in sole tre settimane.

L'Azienda, diretta dal commissario Marcello Giannico, già dal primo sfogo della figlia di Brando sui social - in un post poi cancellato in cui avanzava dubbi sulle cure riservate al padre - si è attivata per arrivare alla verità. Il resto lo faranno i risultati delle indagini della polizia, coordinata dal procuratore capo Raffaele Cantone e dall'aggiunto Giuseppe Petrazzini. Indagini che si baseranno necessariamente sulle carte: è stato chiesto il sequestro delle cartelle cliniche e da quello si partirà per capire se quella morte, dovuta comunque a un virus che ha dimostrato essere spesso imprevedibile, poteva essere evitata oppure no.
A fornire un contributo, anche se forse di difficile quantificazione, sarà comunque pure l'autopsia fissata nei prossimi giorni. Il conferimento dell'incarico è previsto per il 30 novembre e sarà effettuata all'ospedale Gemelli di Roma, una delle poche strutture in cui è possibile svolgere gli esami autoptici su pazienti Covid. La salma sarà quindi presto trasferita nella Capitale, dopo essere stata riportata nell'obitorio dell'ospedale, in seguito ai funerali che si sono tenuti a Ponte d'Oddi con la bara inizialmente sistemata al cimitero monumentale in attesa della cremazione come da richiesta dello stesso Brando.

La notifica dell'autopsia, comunque, è arrivata solo ai familiari del medico, perché al momento si procede per l'ipotesi di omicidio colposo contro ignoti e quindi non risultano indagati. Si vedrà a cosa porteranno le indagini, con la famiglia che nell'esposto presentato in procura e poi in questura ha sottolineato i troppi dubbi sulla morte di un padre e di un marito amatissimo. Ricercando responsabilità da ben prima che Brando (primo medico in Umbria a morire di Covid) si ammalasse, quasi certamente contagiato mentre svolgeva il lavoro che adorava e per il quale non si è mai risparmiato. La richiesta infatti è che le indagini possano partire dalle quantità dei dispositivi di protezione forniti ai medici di base, che – come tanti professionisti hanno ribadito in questi mesi – sarebbero state così limitate che ognuno doveva organizzarsi con i propri mezzi. Brando, insomma, si è esposto a un rischio senza che gli fossero stati forniti gli adeguati strumenti per farlo? E poi, quel primo tampone è stato fatto nei tempi giusti? Così come il trasferimento in Terapia intensiva, che la famiglia ha il dubbio possa essere stato poco tempestivo. La battaglia passerà anche per le telefonate al 118, per quei ricoveri che il dottore ha sì rifiutato ma dopo aver ricevuto il consiglio – è la versione dei parenti – che a casa, in quanto medico, si sarebbe curato meglio da solo, senza fare file in ambulanza o al pronto soccorso. Tanto che l'arrivo al Santa Maria della misericordia è avvenuto solo nel momento in cui è stato trovato svenuto in bagno, dopo aver anche battuto la testa.
Una storia, e un'inchiesta, che comunque vada a finire non sanerà il dolore immenso di una perdita.

Di un uomo e di un professionista davvero amato e stimato che la città non vuole assolutamente dimenticare.

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