La professoressa Mencacci: «Omicron 2 e allentamento delle misure, siamo di fronte a una nuova ondata»

La professoressa Antonella Mencacci
La professoressa Antonella Mencacci
di Fabio Nucci
Venerdì 11 Marzo 2022, 08:44
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Volendo ipotizzare un dato regionale, i contagi certificati nell’ultima settimana sono ormai divisi al 50% tra Omicron e la sotto-variante “due”. Variante che si conferma più contagiosa e, unitamente alla caduta delle misure di contenimento, è considerata alla base di quella che si profila come una nuova ondata epidemica. Lo conferma Antonella Mencacci, direttrice del Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale di Perugia dove va avanti il sequenziamento “a caccia” anche dell’ultima mutazione, BA.3, identificabile già con un test molecolare.
Professoressa Mencacci, si può ipotizzare una quota di incidenza di Omicron 2 rispetto al totale dei casi certificati in questo periodo?
«Il 100% dei casi è riferibile alla variante Omicron e la “due” è presente ormai al 50 per cento: la stiamo osservando ogni giorno di più».
Sono confermate le caratteristiche di tale sotto-variante?
«Si sono confermate, si tratta di una mutazione più contagiosa, ma la sintomatologia finora osservata non cambia».
Quali caratteristiche ha il lignaggio BA.2 della Omicron?
«La differenza tra la “uno” e la “due”, che conosciamo bene, risiede nel fatto che la “uno” presenta un fenomeno che si chiama “S drop out” o “S gene amplificator failure”, ovvero si riscontra la mancata amplificazione del gene “S” che comunque è presente e, anzi, risulta super “super-mutato”. In pratica falliscono i test che mostrano l’amplificazione del gene che c’è, ma nel molecolare non si amplifica. Nella Omicron 2, invece, che rappresenta un po’ una “mutazione della mutazione”, il gene “S” è ovviamente presente e si amplifica: la mutazione è tale che i test che amplificano tale gene funzionano».
Si può già fare una valutazione su Omicron 3?
«Abbiamo scoperto che anche BA.3 presenta questa mutazione 69/70 della proteina Spike (“S drop out”) ma fino alla settimana scorsa, nei campioni sequenziati, la Omicron 3 non l’abbiamo incontrata: vedremo se comparirà questa settimana. Da quello che si sa, da un punto di vista patogenetico e clinico non differisce dalle altre Omicron».
Qual è la risposta dei tre vaccini all'attuale circolazione del virus, uno studio inglese ipotizza che la copertura con vaccino pediatrico sia inferiore alle aspettative nei bambini tra 5 e 11 anni, che ne pensa?
«Immagino si riferisca ai tre vaccini Pfizer, Pfizer pediatrico e Moderna. Questo studio dice che la copertura, ovvero gli anticorpi durano poco, ma ricordiamo che i bambini hanno fatto due dosi. Altri studi invece dimostrano che la dose booster è importantissima per mantenere una buona copertura verso la Omicron e comunque tutti i vaccini, a prescindere dalla copertura verso l’infezione, sono importantissimi per proteggere da forme gravi. Ogni tipo di vaccino protegge anche con la Omicron da un’infezione severa».
Cosa aggiungerebbe per convincere i tanti indecisi del vaccino?
«Direi che il vaccino ha cambiato l’epidemiologia di questa infezione. Grazie alla copertura vaccinale, adesso ci possiamo permettere di fare una vita praticamente normale senza avere un numero di ricoveri e di decessi elevatissimo. Ci si può infettare, ma non si finisce in ospedale. Gli indecisi si dovrebbero vaccinare: gli effetti collaterali sono veramente “ridicoli”, considerando che sono state vaccinate miliardi di persone».
L’attuale fase epidemica è un rimbalzo o c’è il rischio di una nuova ondata?
«È già una nuova ondata, come nel resto d’Italia, ma dovuta al venir meno delle misure di contenimento».

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