Covid, l'Ordine dei medici di Perugia contro le vaccinazioni fatte dai farmacisti

Covid, l'Ordine dei medici di Perugia contro le vaccinazioni fatte dai farmacisti
di Luca Benedetti
Domenica 20 Giugno 2021, 08:23
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PERUGIA - Una lettera chiara e dura. Con l’ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Perugia che va dritto al bersaglio: è contrario alle vaccinazioni fatte in farmacia. Vaccinazioni che nei giorni scorsi sono scattate anche in Umbria. Tanto contrari che chiedono alla Regione di bloccare tutto e minacciano di andare dal giudice.
La lettera alla Regione, firmata per il consiglio dell’ordine dalla presidente Verena De Angelis, parte dalla critica al decreto sostegni che consente «ancorché in via sperimentale, per tutto il 2021 consente la somministrazione in farmacia dei vaccini contro il Covid-19, anche in assenza di personale medico di riferimento». Per l’Ordine dei medici perugino un vulnus per la salute dei cittadini perché «l’assenza del medico, infatti, priva gli assistiti garanzia dell’unico professionista sanitario in grado di interpretare correttamente il complesso rapporto tra vaccinazione e stato di salute dell’interessato». Senza dimenticare l’importanza di eventuali interventi in caso di emergenza post iniezione.
Il secondo problema, secondo l’ordine dei medici delle provincia di Perugia, sorge «dalla scelta del legislatore di consentire le vaccinazioni in farmacia e riguarda la tutela della professione medica e delle sue esclusività; estendere, infatti, anche solo temporaneamente ed in via sperimentale, compiti di natura strettamente medica a figure sanitarie prive del necessario bagaglio formativo/esperienziale e quindi anche del dovuto livello di consapevolezza, significa non solo depauperare di legittimi contenuti professionali il ruolo del medico, ma anche minare pericolosamente il diritto di ogni assistito di ricevere prestazioni mediche da soggetti adeguatamente qualificati da un punto di vista tecnico e giuridico».
Secondo l’ordine dei medici perugino che ha invitato la lettera alla presidente Tesei, all’assessore Coletto, al dg della Sanità Braganti, al commissario per l’emergenza D’Angelo, al presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, Anelli e all’Ordine dei farmacisti di Perugia e Terni, «le incongruenze portate ad evidenza non possono essere giustificate neppure sulla base dello stato di emergenza che stiamo attraversando, in quanto l’intervento di figure professionali sanitarie diverse non risulta al momento necessario per consentire una copertura vaccinale efficace e completa».
Per l’Ordine «l’apparato medico e infermieristico attualmente predisposto per la campagna vaccinale non è in sofferenza e non richiede l’inserimento aggiuntivo di professionisti vaccinatori non medici. Il fatto che le misure suddette siano state previste in via sperimentale e temporanea giustifica la possibile lesione del diritto alla salute dei cittadini che deriverebbe dall’applicazione della norma richiamata, in quanto le previsioni di cui all’art. 20 non soltanto non soddisfano il principio di proporzionalità tra il vantaggio conseguito e il diritto messo in pericolo, ma non sono chiaramente neppure necessarie».
Nella lettera l’Ordine sottolinea come «non può non stigmatizzarsi il rischio a cui si assoggetta tale personale non medico, sia in termini civilistici, sia molto più gravemente, in termini penalistici, verso persone che altruisticamente si sono messe a disposizione della comunità, ritenendo il loro intervento indispensabile, ma che invece, nella migliore delle ipotesi, va ritenuto ancillare se non addirittura ultroneo (volontario, ndr) rispetto alle reali necessità della campagna vaccinale. Riteniamo pertanto urgente che, in attesa di una auspicabile modifica della norma nazionale in questione, gli organismi sanitari anche regionali posti a tutela della salute collettiva intervengano sul punto, ripristinando il sistema vaccinale preesistente o adeguando l’attuale, garantendo la presenza del medico, al fine di assicurare agli assistiti il pieno dispiegamento del diritto alla salute in ambito vaccinale»
L’Ordine minaccia anche il ricorso ai giudici: «Va da sé che, in caso di eventi avversi, questo Ordine si riserva di valutare ogni azione, sia diretta che ad adiuvandum, in qualsiasi sede ritenuta idonea a difesa e a ristoro di qualsiasi diritto nella vicenda si sarà ritenuto leso».

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