Covid, le mutazioni del virus. L'infettivologa: «Per la variante brasiliana attenzione a contagiosità e possibilità di reinfezioni»

Covid, le mutazioni del virus. L'infettivologa: «Per la variante brasiliana attenzione a contagiosità e possibilità di reinfezioni»
di Fabio Nucci
Sabato 6 Febbraio 2021, 09:15
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PERUGIA - Maggiore contagiosità e velocità nella diffusione e il rischio di accrescere la pressione sull’ospedale regionale. Sono varie le incognite che circondano la cosiddetta “variante brasiliana” del SarsCov2 coi casi sospetti saliti a 44, per nove dei quali il sequenziamento genico ha confermato il verdetto. Un motivo in più per tenere la guardia alta, rafforzando ad esempio il tracciamento dei contatti per circoscrivere la catena del contagio. Lo evidenzia Daniela Francisci, infettivologa e direttrice di Malattie infettive al Santa Maria della Misericordia di Perugia, secondo cui molti aspetti sono ancora inesplorati. A partire dall’efficacia del vaccino.
Professoressa, cosa sappiamo della variante brasiliana? Quali caratteristiche ha?
«La variante “brasiliana” è stata segnalata per la prima volta in Giappone il 10 gennaio scorso, poco meno di un mese fa, in quattro viaggiatori provenienti dal Brasile. Complessivamente, alla fine di gennaio, era stata segnalata in 8 Paesi tra cui l’Italia. A Manaus in Brasile questa variante ha determinato un importante aumento dei casi durante lo scorso mese. Non determina effetti sui test diagnostici, a differenza della variante “inglese”, non causa delezione del gene “S” ed è verosimilmente associata ad una maggiore contagiosità e a maggiori possibilità di reinfezioni. Non abbiamo ancora dati sulla gravità di malattia e sull’efficacia del vaccino».
Quali sono i principali effetti sui pazienti e le possibili ripercussioni sulla struttura ospedaliera?
«Sicuramente è maggiormente diffusiva quindi i contagi sono favoriti, ma al momento non abbiamo dati su una maggiore severità di malattia. Certo, aumentando il numero dei casi aumenta di conseguenza anche la quota di pazienti con forme più severe che necessitano del ricovero in ospedale».
Preoccupa la propagazione veloce del contagio, come per la variante inglese, o ci sono altri aspetti da monitorare?
«Va monitorata con grande attenzione, molti aspetti di questa variante, meno diffusa di quella inglese, devono essere ancora studiati. Certo è che le misure di contenimento devono essere rafforzate così come il contact-tracing dei casi infettati per risalire alla catena di contagio».
A livello di cure c'è qualcosa di particolare da mettere in atto? Altri farmaci da prendere in considerazione?
«No, l’approccio alla gestione del paziente non cambia. Non ci sono farmaci particolari da utilizzare. Gli operatori sanitari devono adottare, con il massimo scrupolo, tutte le misure volte alla riduzione del contagio, data la maggiore diffusività del virus».
Com’è la situazione al momento rispetto ai casi sospetti?
«L’analisi di 44 tamponi nasofaringei positivi per SARS-CoV2, alcuni dei quali relativi a focolai nosocomiali verificatesi nel nostro ospedale a Gennaio 2021, e inviati nei giorni scorsi all’Istituto superiore di sanità per il sequenziamento, hanno evidenziato la presenza della variante “brasiliana” in nove dei dieci casi ospedalieri inviati all’Iss. Si tratta di un campione, non della totalità dei casi».

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