Dad, la protesta: «Troppe ore davanti al computer sono un rischio per la salute dei nostri figli»

Dad, la protesta: «Troppe ore davanti al computer sono un rischio per la salute dei nostri figli»
di Egle Priolo
Sabato 28 Novembre 2020, 11:32
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PERUGIA Troppe ore di didattica a distanza, con ragazzini tra gli 11 e i 14 anni davanti a un computer per ore come se fossero a scuola e la paura dei genitori che questa esposizione sia gravosa e soprattutto pericolosa per la loro salute.

È questo il tema del dibattito che in questi giorni sta investendo la scuola media Giovanni Pascoli, dopo che un gruppo di mamme e papà ha segnalato alla dirigenza, ma anche alla Asl, all'Ufficio scolastico regionale e persino al ministero dell'Istruzione il problema delle ore - considerate eccessive - che i loro figli passano davanti a un terminale. Diverse le lettere che i genitori hanno inviati ai soggetti deputati a gestire lo studio dei loro ragazzi, perché «ognuno per la parte di sua competenza, proceda a un'attenta valutazione della vicenda e, se la segnalazione dovesse essere ritenuta degna di particolare attenzione, vengano adottati tutti i provvedimenti necessari a salvaguardare gli alunni da un uso eccessiva del videoterminale». Che spesso, ricorda il genitore che si fa portavoce degli altri, è solo e unicamente uno smartphone. Con richiami anche alla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro a cui «sono assoggettati gli studenti a scuola durante i laboratori» e per cui – è il quesito posto alla Asl – c'è da capire se i ragazzi «anche in Dad siano soggetti alle stesse regole, come per logica parrebbe essere».
La materia del contendere parte dalla decisione della dirigente scolastica Nivella Falaschi di adottare in Dad «lo stesso orario previsto in presenza», quindi 30 ore settimanali. E se nei primi giorni non erano neanche previste pause, sempre secondo le segnalazioni dei genitori, dal terzo giorno (l'11 novembre) sono state adottate «nell’orario, dalla II ora in poi, delle pause di 15 minuti tra una lezione e l’altra, lasciando però invariate le 6 ore di lezioni giornaliere (dalle 8.15 alle 13.45)».
Le altre scuole, è la protesta, hanno letto quell'«almeno 15 ore» di didattica a distanza previsto dal ministero in maniera restrittiva, scegliendo quindi di fare tra le 15 e le 20 ore di Dad a settimana, mentre la Pascoli – certamente per prima ma ora effettivamente seguita da altri istituti della provincia – ha optato per la totalità dell'orario. Gli studenti, considerando le pause, «devono stare davanti allo schermo per 22 ore e mezza a settimana. La legge sulla sicurezza prevede la videosorveglianza sanitaria per i lavoratori che lo usano per più di 20 ore a settimana, sia preventiva che periodica. Prevede anche che le postazioni siano adeguate (esposizione solare, illuminazione artificiale, ergonomicità della seduta, ecc). Inoltre lascio a voi interpretare quale possa essere il livello di attenzione che questi ragazzini hanno quando arrivano alla quinta o alla sesta ora di lezione e come escono "sconvolti" da queste giornate veramente pesanti. Parliamo di circa 600 alunni dalla I alla III media. Credo che qualsiasi organizzazione in difesa della salute di minori non troverebbe appropriato questo obbligo imposto ai ragazzini».
Mentre la proposta è quella di unire alle videolezioni attività asincrone come esercizi da svolgere sui propri quaderni sotto la supervisione dell'insegnante, la dirigente, raccontano gli stessi genitori, ha replicato che «la scuola ha agito secondo normativa», con il Dipartimento di prevenzione della Asl Umbria 1 che ha risposto che «non emergono violazioni a norme sulla sicurezza e salute di competenza» del servizio, ma «ritiene comunque utile suggerire un orario scolastico che garantisca durante le attività didattiche frequenti pause, che consentano di ridurre l'impegno visivo e il sovraccarico posturale degli studenti e dei docenti, estendendo anche alle famiglie le medesime raccomandazioni nell'organizzazione del resto della giornata dei propri figli».

Insomma, mi raccomando le pause, ma anche dai videogiochi e dai telefoni. Sempre nella speranza che la didattica a distanza resti una soluzione emergenziale per il minor tempo possibile e si torni presto alla normalità.

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