Terni, in memoria di David Raggi
nasce l'associazione a tutela dei familiari
delle vittime di morti violente

Terni, in memoria di David Raggi nasce l'associazione a tutela dei familiari delle vittime di morti violente
di Nicoletta Gigli
Domenica 9 Luglio 2017, 19:28
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TERNI «Quello che chiediamo non è un risarcimento ma un equo indennizzo. E’ la copertura di uno svantaggio sociale, la copertura di quel problema, di quel dramma col quale sono costrette a fare i conti le famiglie delle vittime di reati intenzionali violenti».
Nelle parole dell’avvocato Massimo Proietti, legale della famiglia di David Raggi, il senso della neonata associazione Unavi, l’unione nazionale delle vittime, che riunisce i parenti delle vittime di reati violenti e si batte per la loro tutela e che è stata presentata nella sala Nassirya del senato. A Roma c’era anche Diego Raggi, il fratello di David, ucciso a 26 anni la sera del 12 marzo del 2015 da un pluripregiudicato marocchino incrociato per caso in piazza dell’Olmo. Dell’associazione fanno parte i familiari di Carlo Marco, 33 anni, romano, ucciso da un indiano nel 2014, di Pietro Raccagni, commerciante bresciano di 53 anni, aggredito a bottigliate nella sua villa da quattro banditi albanesi. E i familiari di Maurizio Antonelli, 42enne disabile di Ladispoli, aggredito da due giovani quattro anni fa, morto dopo una lunga agonia. Un anno fa Massimo Proietti, legale della famiglia Raggi, citò a giudizio i ministeri della Giustizia e dell’Interno e la presidenza del Consiglio dei Ministri. Per la morte di David il legale di parte civile ha presentato allo Stato un conto da 2 milioni di euro. Il procedimento ha preso il via perché Amine Aassoul, 30 anni, marocchino, condannato a trent’anni per l’efferato omicidio, è nullatenente e non può risarcire la famiglia di David. Per accedere al fondo previsto dalla legge 222 la vittima deve avere un reddito inferiore a 11mila e 600 euro: David ne guadagnava 13 mila, e la sua famiglia non potrà mai beneficiarne. Proietti chiede che sia lo Stato a provvedere al risarcimento sulla base della direttiva comunitaria del 2004, che prevede un fondo di garanzia per le vittime di reati gravi comuni commessi da nullatenenti. «Al centro c’è la legge 222, sulla quale c’è una lunga battaglia attraverso il sostegno di alcuni parlamentari, con emendamenti già presentati da Sereni e Giuliani ed alcuni approvati. Il problema grosso è quello limite di reddito delle vittime. Per farlo saltare occorre trovare la copertura finanziaria. Ora indirizziamo gli sforzi verso la copertura finanziaria: lo Stato italiano è una povera famiglia. Deve trovare il modo di assistere le povere famiglie»
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