Operazione "Mastro birraio": il patto dei ternani con la criminalità straniera

Operazione "Mastro birraio": il patto dei ternani con la criminalità straniera
di Nicoletta Gigli
Sabato 25 Luglio 2020, 08:08
2 Minuti di Lettura
TERNI C'è chi mette a disposizione una casa in affitto o garantisce l'ospitalità, chi si intesta le schede telefoniche utili per lavorare e chi fa l'autista ai pusher stranieri, irregolari e pregiudicati, che ovviamente non hanno la patente.
«Ternani che garantiscono la logistica, che sono parte integrante dell'attività criminale, fondamentali per l'organizzazione che vende morte» dirà il procuratore, Alberto Liguori, illustrando l'operazione Mastro Birraio, che ha portato in cella sei spacciatori e ai domiciliari altri tre. Quasi tutti con precedenti o condanne da definire in appello, riescono a continuare a piazzare stupefacenti anche nel periodo in cui sono ai domiciliari. Nell'ordinanza il gip, Simona Tordelli, ricostruisce anche i dettagli dei rapporti tra tunisini e marocchini, che l'accusa individua come le menti del gruppo di pusher, ed i ternani, che si mettono a loro completa disposizione. Per Said Mounir Aouled, già detenuto a Capanne, che nella fitta rete di collaboratori ha anche minorenni due dei quali come lui non hanno il permesso di soggiorno, è impossibile affittare casa. Ad ospitarlo ci pensano prima Claudio Natalizi, finito ai domiciliari, e poi Luca Lodovisi.
Natalizi, che ha carichi pendenti per reati violenti e contro il patrimonio - si legge nell'ordinanza - su incarico dell'altro provvedeva alla consegna delle dosi agli acquirenti. Lodovisi viene definito il braccio destro di Aouled, tanto da essersi prestato a stipulare un contratto d'affitto per ospitarlo dopo che era stato sfrattato dall'abitazione del Natalizi. Un collaboratore talmente fidato da ricevere in consegna il suo telefono in varie occasioni per perfezionare le cessioni. La sua partecipazione viene interrotta il 15 novembre 2019, quando viene arrestato. Dai domiciliari, si sarebbe comunque dato da fare per la gestione degli affari illeciti, dando appuntamenti ed organizzando cessioni di droga. Il 5 giugno la guardia di finanza lo trova in possesso di una dose di eroina ragionevolmente destinata alla cessione.
Per l'accusa anche Massimo Spadini, con precedenti penali anche specifici, si sarebbe posto al servizio completo del tunisino. Si intesta le schede telefoniche usate dagli stranieri, custodisce la droga nel suo garage, cura le consegne ai tanti assuntori e recupera il denaro per Aouled. E se Moussa Souki, marocchino, lavora per conto del tunisino e in proprio, il connazionale Jawad El Hasbi, irregolare, è il principale canale di rifornimento di droga per il mercato temano procedendo ad acquistare le sostanze in Abruzzo. Formalmente incensurato, ha un carico pendente per droga e una condanna in primo grado a 2 anni. Suo braccio destro Daniele Barbanera, preposto al trasporto della droga tra Abruzzo e Terni, arrestato dai militari a dicembre di ritorno da uno dei viaggi. Fa anche l'autista ad Aouled, che non ha la patente. Assuntore di cocaina, spesso si accontenta di essere pagato solo con una dose.
© RIPRODUZIONE RISERVATA