Emergenza povertà, il vescovo
Giuseppe Piemontese:
«Il peggio deve ancora arrivare»

Emergenza povertà, il vescovo Giuseppe Piemontese: «Il peggio deve ancora arrivare»
di Nicoletta Gigli
Sabato 16 Maggio 2020, 16:13 - Ultimo agg. 16:14
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TERNI Al numero verde istituito dalla Caritas per l'emergenza pandemia hanno telefonato 115 persone e non solo per chiedere il pasto quotidiano, una casa, un lavoro o parlare con una voce amica. Tra le chiamate quelle di donne che hanno segnalato le violenze subite tra le mura di casa e di vittime di tratta. La certezza è che l'emergenza coronavirus ha reso ancor più pesante la quotidianità di tanti. La crisi del resto si era mostrata in tutta la sua forza già l'anno scorso, con un aumento di richieste d'aiuto alle strutture caritative della chiesa per cibo (25mila prodotti alimentari ritirati) e altri beni di prima necessità (16mila capi di vestiario distribuiti). I numeri lasciano poco spazio all'immaginazione. Da gennaio in poi gli utenti dell'Emporio della solidarietà della Caritas sono diventati più di 200, con un aumento del 233 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 dice il presidente della San Martino, Francesco Venturini. La struttura, seguendo le prescrizioni in materia di sicurezza sanitaria, ha aperto le porte a tanti che hanno perso il lavoro. In un mese e mezzo ha distribuito quasi 7mila prodotti, in gran parte ritirati da famiglie ternane. Nulla sarà più come prima dice il vescovo, Giuseppe Piemontese ringraziando tutti i volontari della Caritas, della San Martino, e quanti si sono dati da fare per alleviare le sofferenze che hanno toccato tantissime persone.
«Dovremmo pensare a modificare il nostro modo di vivere e di operare all'interno delle nostre città - aggiunge Piemontese - adottare uno stile di vita più semplice, con minori esigenze, più sobrio. Se non faremo questo molte sofferenze dovranno toccarci». Per il presule «questa è solo la prima fase. Le difficoltà più grandi arriveranno nella seconda fase e in quelle successive guardando le prospettive che sono davanti a noi, di difficoltà, di disoccupazione di impedimenti a relazionarsi e a muoverci come prima».
La macchina della solidarietà composta da quasi 400 volontari, 14 dipendenti e 33 operatori sociali, è stata una luce nel tunnel della pandemia. Con i volontari in grado di riorganizzare in fretta tutti quei servizi che, se fino a marzo erano essenziali, ora per tante famiglie diventano vitali. «Dalla mensa all'emporio, dalle docce per i senza tetto a casa Parrabbi al numero verde, abbiamo offerto servizi eccellenti - conferma Ideale Piantoni, direttore della Caritas. I dati delle nuove povertà sono ancora relativi. Dobbiamo aspettarci una crescita nel tempo di situazioni economicamente gravi». Ogni sera, dopo il controllo col termo scanner, la mensa San Valentino accoglie 50 persone, in gran parte ternane. Chi ha la febbre ritira la cena per consumarla a casa. Poi il pagamento di utenze e affitti, l'accoglienza di italiani e stranieri, l'ascolto dei detenuti, la risposta alle emergenze grazie a decine di donatori anonimi.
 
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