Il contagio, quando la cronaca diventa spettacolo letterario

Il contagio, quando la cronaca diventa spettacolo letterario
di Eugenio Raspi
Lunedì 7 Settembre 2020, 08:31
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NARNI Gli attori sono posizionati a semicerchio sul palco del Teatro Mazzini di Narni, indossano la mascherina protettiva, alle loro spalle il fondale nudo, la facciata di un edificio di epoca medievale. Una di loro avanza verso il leggio, si sfila la mascherina dal viso. Inizia a recitare un brano: parla di contagio, di malattia. Lei è Francesca Michelini, un’esperienza pluriennale al Teatro Stabile Dell’Umbria ma non solo, è stata protagonista di tanti spettacoli premiati nell’abito delle Giornate Medievali della Corsa all’Anello. È l’unica professionista sulla scena, gli altri sono semplici appassionati che ogni anno si mettono a disposizione del proprio terziere per le manifestazioni rievocative. Ce n’è per tutte le età, dal non ancora maggiorenne alla signora over sessantacinque. Sono i partecipanti al primo workshop ideato dall’Ente Corsa di Narni, incentrato sulla lettura drammatica di testi letterari. Il tema scelto sono le epidemie che hanno afflitto l’umanità dai tempi più antichi fino ai nostri giorni, quel timore di contagio che ha causato l’annullamento dei festeggiamenti in onore di San Giovenale per questo 2020, ma non ha impedito ai responsabili dell’Ente di ripensare in modo costruttivo l’emergenza, dando vita a quattro giorni rievocativi utili per migliorarsi e guardare la festa medievale sotto un altro punto di vista.

A mettere in scena lo spettacolo, dopo intense giornate di studio e insegnamento, il regista, ex dirigente Rai, Paolo Gazzara, una vastissima esperienza di drammaturgia, gli inizi all’interno del gruppo romano del “Collettivo”, innumerevoli regie teatrali, coautore insieme a Maurizio Costanzo di programmi come “Bontà loro” e molte trasmissioni televisive, da “I giganti della Montagna” fino alla collaborazione con Alessandro Baricco insieme al quale ha firmato il programma cult “Pickwick, ovvero del leggere e dello scrivere”.

È stato chiamato dai responsabili dell’Ente per questa edizione straordinaria del Festival delle Arti del Medioevo dopo la fortunata esperienza con lo spettacolo "Erasmo da Narni, capitano di ventura detto Il Gattamelata", andato in scena nel 2014 sullo stesso palco che ieri sera ha ospitato il saggio finale del workshop.

I partecipanti al corso si sono via via alternati al leggio, interpretando parole di sofferenza, descrivendo scenari desolanti, dalla peste a Gerusalemme (Libro della Bibbia) all’epidemia che sul finire del Medioevo funestò Firenze (Boccaccio, Decameron), a quella di Milano (Manzoni, I Promessi Sposi). Spostandosi in avanti con il tempo, le voci degli interpreti, sempre più sicure, si sono immedesimate nei personaggi tratti dal contagio di Orano (Camus, La Peste), a quello immaginato da Josè Saramago (Cecità), alla tragedia di Chernobil con la drammatica diffusione delle radiazioni atomiche (Svletana Aleksievich, Preghiera per Chernobyl).

Lo spettacolo si chiude tra gli applausi del pubblico dopo la parola finale scandita e ripetuta dagli attori: speranza. Quella di ritornare presto a una normalità di vita, ma anche di poter rivedere l’anno prossimo un’edizione tradizionale della principale festa di Narni, una manifestazione che è un’eccellenza dell’Umbria.

A calcare le scene dei vari allestimenti dei singoli terzieri ci saranno attori non professionisti che avranno acquisito un’esperienza maggiore grazie a questo corso, nato con l’intento di qualificare ancor più le pur valide esperienze passate, per tradurle in futuri successi. È lo spirito dei workshop allestiti in questo lungo fine settimana, che comprendevano, oltre al teatro, danza storica, sartoria e musica, con percussioni e fiati. Come si dice in questi casi: buona la prima, si aspetta il bis.

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