Insulti sessisti a una vigilessa su Facebook: condannato a sei mesi di carcere

Insulti sessisti a una vigilessa su Facebook: condannato a sei mesi di carcere
di Nicoletta Gigli
Martedì 9 Giugno 2020, 09:49 - Ultimo agg. 12:40
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La multa che gli aveva fatto una vigilessa ternana non gli era andata giù. E lui, per vendicarsi, aveva avviato contro la donna in divisa un tam tam su facebook. Fatto di pesanti insulti a sfondo sessuale e improperi che alla fine gli sono costati cari. L’uomo, 60 anni, ternano, finito a processo per diffamazione per quell’episodio che risale a cinque anni fa, è stato condannato a sei mesi di reclusione. E deve anche mettere mano al portafogli perché il giudice, Chiara Mastracchio, l’ha condannato a pagare le spese legali e un risarcimento da 5mila euro alla vittima degli insulti. In aula è stata ricostruita l’intera vicenda. Partita dalla multa che l’uomo non aveva digerito e che aveva dato il via allo sfogo sui social, con il post della foto della vigilessa corredata da insulti a dir poco volgari.

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Dopo la denuncia della donna, assistita dall’avvocato, Massimo Proietti, la vicenda aveva impegnato gli uomini della polizia postale, che avevano messo insieme le prove della responsabilità del sessantenne multato, difeso dall’avvocato, Luca Leonardi. Lui, che all’inizio aveva ammesso di aver condiviso le pesanti dichiarazioni di altre persone, ha provato a tirarsi fuori dai guai. Sostenendo che l’immagine dell’agente, con accanto gli improperi che ne erano seguiti, non era ben identificabile e che lo sfogo avrebbe potuto riguardare qualunque donna in divisa. Giustificazioni che non hanno retto di fronte agli accertamenti tecnici. «Una condanna importante» dice l’avvocato Proietti. Che a breve sosterrà in aula le ragioni di altre 11 vigilesse ternane messe alla berlina da automobilisti con la passione degli insulti sui social. Anche in questo caso tutto era partito da una multa mal digerita e “commentata” sui social, nell’estate del 2017, con allusioni e affermazioni degne di un film a luci rosse. La vicenda andrà a processo il 14 settembre per due imputati rimasti fuori dal primo blocco e il 28 per gli altri: «Non sappiamo quale sarà la scelta processuale del giudice visto che si sono costituite in blocco come parti lese tutte le donne vigile urbano operative in città» dice Proietti. Per il legale si è trattato non della solita parolaccia alla vigilessa postata sul web, ma di una vicenda che ha offeso in blocco le operatrici che svolgono attività sulla strada. Un tam tam di diffamazione compatibile con la violenza di genere.

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