Morte del piccolo Alex, la mamma «è incapace di intendere». Ma il pm non ci sta

Katalina e Alex
Katalina e Alex
di Egle Priolo
Venerdì 8 Aprile 2022, 10:54 - Ultimo agg. 9 Aprile, 03:04
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PERUGIA - Incapacità totale di intendere e di volere. In fondo a sette paginette è questa la diagnosi che lo psichiatra romano Maurizio Marasco ha firmato nella perizia psichiatrica su Katalina Erzsebet Bradacs, la donna accusato di aver ucciso a coltellate il figlio Alex di soli due anni a Po' Bandino.

Perizia effettuata con la forma dell'incidente probatorio dopo l'incontro avuto con la quarantaduenne di origini ungheresi lo scorso gennaio in carcere, dove la donna è rinchiusa dal primo ottobre con l'accusa di omicidio volontario aggravato. I risultati sono stati depositati ieri nel corso dell'udienza davanti al giudice Angela Avila che dovrà decidere sulle contestazioni mosse dal sostituto procuratore Manuela Comodi. A cui, però, questa perizia sta decisamente stretta. Nel corso di un durissimo controesame, infatti, Comodi ha sollevato diverse perplessità, già anticipate durante la scorsa udienza, perché a Katalina non sono stati somministrati test psicologici con la motivazione della difficoltà a sottoporla alle prove con l'aiuto di un interprete che avrebbe potuto falsarne la genuinità, ma anche perché negli accertamenti sulla sua capacità mancherebbero – a quanto si apprende – approfondimenti sui suoi passati ricoveri in Ungheria. Secondo la procura – posizione a cui si è associato con forza l'avvocato Massimiliano Scaringella che assiste Norbert Juhasz, il padre di Alex – prima di tutto gli eventi successivi all'omicidio – le foto fatte al corpo martoriato, i messaggi inviati fino alla corsa nel supermercato di Po' Bandino dove ha adagiato Alex su una cassa chiedendo aiuto – non sarebbero compatibili con un'incapacità di mente, così come l'aver puntato il dito contro un fantomatico uomo di colore come il presunto assassino.

Scaringella ha fatto notare come la donna – assistita dall'avvocato Enrico Renzoni – in carcere sia stata sottoposta a sorveglianza speciale perché considerata a rischio suicidio, una misura e un'ipotesi incompatibile con una persona che non avrebbe capito la portata delle proprie azioni. Da qui la straordinaria e ferma richiesta del pm di annullare la perizia e farne un'altra collegiale che possa includere anche un professionista ungherese, per evitare ulteriori problematiche con la lingua straniera. Anche se, è stato sottolineato, Katalina conoscerebbe abbastanza bene l'italiano avendo lavorato qui per anni, tanto da fuggire con il figlio – appena il tribunale lo aveva affidato al padre – prima a Roma e poi in Toscana da un ex datore di lavoro. «È doveroso – ha commentato l'avvocato Scaringella - accertare senza ombra di dubbio se sia capace di intendere. E necessariamente va fatto con una perizia più articolata, non basata solo su un colloquio di un paio d'ore e senza test. Questa storia merita un approfondimento e una diversa elaborazione». Per dare giustizia ad Alex e una risposta a un padre che ha perso il figlio nel momento in cui avrebbero potuto ricominciare una vita insieme.

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