«Non sento più utile la scuola»: i disagi della generazione Covid raccontati dallo psicologo

«Non sento più utile la scuola»: i disagi della generazione Covid raccontati dallo psicologo
di Nicoletta Gigli
Domenica 25 Aprile 2021, 10:08
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 Francesca, 16 anni, ha smesso di frequentare le lezioni a distanza. Le difficoltà nel rapportarsi con la scuola in questo periodo di pandemia per lei sono diventate insormontabili. Soprattutto dopo che si è ritrovata a casa con la madre e il fratello ammalati di covid. “La scuola così non la sento più utile” dice con grande sofferenza al suo “confidente”. Che la sta accompagnando, non senza difficoltà, nel delicato percorso per favorire il suo rientro in classe. Lui è Stefano Pieri, psicologo e psicoterapeuta romano trapiantato in Umbria, volto noto della tv. Vent’anni fa decise di chiudere il suo studio. Indossò i panni dello psicologo della strada per andare incontro a chi non ce la faceva a chiedere un aiuto per affrontare e risolvere le difficoltà. Iniziando dal liceo scientifico “Majorana” di Orvieto, in questi anni è entrato nella vita emotiva e nel cuore di 30mila bambini e ragazzi. L’ha fatto con il progetto “Una scuola per amare”, ora arricchito da strumenti adatti ad affrontare l’emergenza covid.

Un evento traumatico che si sta rivelando devastante per tutti, ma soprattutto per i più giovani. “Se agli adolescenti che vogliono uscir fuori dal modello familiare e rendersi autonomi si chiude la possibilità di vivere all’esterno, le pressioni psicologiche diventano psichiche” dice Pieri, che in questo periodo sta supportando ragazzi, genitori e docenti del liceo scientifico Galilei nell’ambito del patto tra ministero dell’istruzione e ordine nazionale degli psicologi.

L’isolamento forzato a questa età va a violentare il processo di evoluzione, alimentando uno stato depressivo e pesanti forme di ribellione e rabbia.

Senza un aiuto ecco la droga, l’alcol, la ricerca dello sballo, perché i ragazzi non ce la fanno a gestire questa situazione che sopprime la loro libertà, il loro cammino”.

Ragazzi persi nello schermo di un pc o dentro a uno smartphone, strumenti che tentano di usare al massimo per riempire il vuoto di un abbraccio, di una stretta di mano, che Stefano Pieri in questo periodo ha visto stazionare sulle scale della propria scuola. “Questo vuol dire che la scuola, l’unico riferimento istituzionale significativo per i ragazzi, è fondamentale. Bisognava capire come mettersi in condizione di rimandarli al più presto in classe, in presenza. Con la bella stagione usiamo i parchi e le piazze di Terni, sarebbe meraviglioso per rimetterli in presenza e far finire loro questo anno scolastico così anomalo. E sbrighiamoci coi vaccini. Chi fa parte della scuola mettiamolo in sicurezza per far riappropriare i ragazzi della loro istituzione. Per loro è fondamentale”. Lo psicologo della strada sta raccogliendo anche il vissuto di chi, ingoiato dalla paura, sfoga la solitudine con la violenza, e non solo nei confronti dei familiari: “Da un anno si parla solo di dati e di morti di covid - dice con amarezza - ma dei blocchi fisici ed emotivi fortissimi nessuno parla. Non si parla delle violenze, alimentate nei nuclei familiari. E di quanti genitori non sono riusciti a fermare in tempo i figli per fargli rispettare le regole”. 

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