Pecorelli in carcere dopo la messa in scena della morte. Ecco perché l'Albania ha chiesto l'arresto e l'estradizione dell'imprenditore

Davide Pecorelli
Davide Pecorelli
di Walter Rondoni
Domenica 11 Dicembre 2022, 09:16
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Si chiude un giallo lungo quasi due anni, ma sono ancora troppi i dubbi e le domande in attesa di una risposta. Il colpo di scena, il momentaneo “the end”, nel tardo pomeriggio di ieri. La Squadra Mobile di Perugia, su impulso del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, ha proceduto all'arresto provvisorio di Davide Pecorelli per la sua estradizione in Albania. L'imprenditore di San Giustino era inseguito da un mandato di cattura internazionale per i reati commessi in quel Paese. Ai primi di ottobre la Procura di Puka aveva chiuso le indagini contestandogli diverse ipotesi di reato. Frode, profanazione di tombe, azioni che impediscono la scoperta della verità, distruzione di beni mediante incendio in concorso con altri complici. In ultimo, attraversamento illegale del confine di Stato. Chi siano gli “altri complici” non è dato sapere. C'è anche il misterioso prete che nelle confessioni dell'interessato l'aveva convinto a non suicidarsi e gli aveva indicato il modo per svoltare? Gli atti dell'arresto sono stati trasmessi al Procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, e domani verranno sottoposti alla convalida della Corte d'Appello. In attesa, il 47enne altotiberino è stato associato al carcere di Perugia Capanne. «Sto studiando il dispositivo», glissa l'avvocato Andrea Castori. «L'atto è datato 2 ottobre ed il mio cliente certo non si aspettava uno sviluppo del genere». Pecorelli divenne uccel di bosco a gennaio dell'anno passato in Albania, dov'era volato per affari. Avrebbe avuto intenzione di vendere un macchinario, incassando centomila euro per rimediare ad una situazione economica che in Italia sarebbe stata molto pesante. Sotto i colpi della pandemia sarebbero aumentate in maniera esponenziale le difficoltà dell'albergo a due stelle di Lama di San Giustino e dei centri di bellezza di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, Città di Castello, Corciano e San Giustino. La Skoda che aveva noleggiato all'aeroporto venne ritrovata il giorno dell'Epifania su una strada di montagna distrutta dal fuoco. All'interno delle ossa, il cellulare e l'orologio in qualche modo riconducibili allo scomparso. Gli inquirenti d'oltre Adriatico fin dai primi momenti privilegiarono la pista del suicidio. La Procura della repubblica di Perugia, invece, aprì un fascicolo per omicidio. I resti trovati nell'auto, inviati in Italia per l'esame del dna, erano ridotti talmente male da risultare inutilizzabili. Dopo un silenzio lungo otto mesi, quasi un intervallo per alimentare questo thriller in salsa umbra con una robusta sfumatura internazionale, a settembre Pecorelli venne recuperato dai carabinieri del nucleo biodiversità di Follonica su un gommone nel mare in burrasca al largo dell'isola di Montecristo. Era sceso in un albergo a Giglio Porto, fornendo nome e cognome di un geologo esistente per davvero. Nella perla dell'arcipelago toscano Pecorelli credeva di trovare il tesoro del conte protagonista del romanzo di Alexandre Dumas sotto l'altare del monastero di San Mamiliano. Nella camera dove alloggiava gli inquirenti recuperarono una mappa turistica di quelle che se ne trovano ovunque sulla quale erano evidenziate tre calette. Raccontando di conoscere il nascondiglio del tesoro rubato a Sovana nel 2019 (valore di 400mila euro, sembra) si beccò l'iscrizione nel registro degli indagati per ricettazione, ma anche per sostituzione di persona vista l'identità fasulla data in albergo.

Lo scorso giugno l'indagine condotta dal sostituto procuratore Anna Pensabene si è conclusa con la richiesta di archiviazione per il reato di ricettazione. Chi indagava non aveva trovato alcuna traccia dell'oro nonostante il selfie caricato nel cellulare dell'uomo che lo ritraeva davanti ad un sacco a suo dire ne era pieno. Sono restati in piedi la sostituzione di persona, cui si è aggiunta l'autocalunnia. Era stato l'indagato a sostenere che stava andando all'isola di Montecristo per recuperare le casse di monete. Autoaccusa per altro risultata senza fondamento.

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