Pistole e fucili, allarme furti
assalti nella case per armarsi

Pistole e fucili, allarme furti assalti nella case per armarsi
di Michele Milletti
Giovedì 4 Luglio 2013, 22:59 - Ultimo agg. 5 Luglio, 00:40
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PERUGIA - Il tesoro delle armi. Contrariamente alle leggi matematiche, col cambio dei fattori cambia anche il prodotto finale. Nelle pieghe del forte aumento di furti e rapine in case e appartamenti (certificato dai dati di carabinieri e polizia, con una stima delle forze dell’ordine secondo cui il picco dell’aumento arriverà entro fine anno a +15%) c’è questo ulteriore allarme: l’impennata di armi rubate.

Gruppi specializzati, bande che assaltano case e appartamenti andando direttamente alle casseforti. E dentro, spesso, ci trovano una pistola. O che nel portare via tutto quello che trovano in un’abitazione non disdegnano di prendersi la “collezione completa” di fucili di un cacciatore.

C’è un motivo dietro tutto ciò. E non è, almeno nella gran maggioranza delle ipotesi, quello di una rivendita sul mercato della malavita locale. No, sempre più spesso queste armi prendono la via dell’estero. Perché le armi di fabbricazione italiana vengono considerate eccellenze, tanto nella fabbricazione che nel rendimento, dunque preziose. Specie in mercati esteri in cui comprarsi un’arma spesso è molto più facile e burocraticamente snello che da noi, ecco che una pistola o un fucile rubati in Italia possono valere parecchie centinaia di euro. Quarantamila cacciatori, altre migliaia di licenze di porto d’armi per uso personale, lavorativo e sportivo: l’Umbria rischia di diventare un tesoretto di armi per le bande degli assalti nelle case.In questo caso, le forze dell’ordine tratteggiano uno scenario completamente diverso ma ugualmente inquietante. Pistole con un valore di fabbricazione e di mercato infinitamente minore, ma con una capacità ugualmente attrattiva per i balordi che agiscono in città. Anche in questo caso per incutere timore e rispetto, ma anche per regolare possibili questioni territoriali o "affaristiche" fra bande. Anche in questo caso, la cronaca delle ultime settimane testimonia come rispetto ai coltelli o a specie di pistole giocattolo (le scacciacani) qualche criminale o gruppo di balordi possa essere entrato in contatto con armi vere. Dal marocchino arrestato in via del Macello dopo aver sparato in aria un colpo di pistola per riaffermare il proprio territorio dello spaccio, passando per uno spacciatore a Ponte San Giovanni con una specie di fucile da cecchino in casa fino a un altro "balordo-sfruttatore" dell’est fermato con una pistola addosso, il denominatore comune appare quello di armi che arrivano dall’estero, in particolar modo turche o dell’est europeo ma anche cinesi, che entrano in Italia per poi passare di mano in mano nelle transazioni e accordi nel mondo della malavita. Dicono ci sia anche un’altra via per l’arrivo di questo tipo di armi, in Italia e dunque anche a Perugia: la via spagnola che collega il tragitto dall’Africa, da qualche esercito o forza di polizia dismessi.



IL NODO FONTIVEGGE



C’è chi sostiene che, su Perugia, la stazione di Fontivegge possa essere punto di incontro di questo come di altri commerci illegali. «Non ci sono riscontri oggettivi che collochino a Perugia un mercato clandestino delle armi» rispondono praticamente all’unisono le forze dell’ordine. Il tiro, dunque, rispetto a Fontivegge va probabilmente corretto. E cioè che sicuramente, proprio come la droga o gli incontri a luci rosse del mondo della prostituzione o ancora il giro continuo di clandestini e locali al limite della legalità, alla stazione centrale la forte concentrazione (anche se in diminuzione rispetto a qualche mese fa) di balordi e criminali vari fa sì che possa diventare un luogo in cui poter trovare un’arma. Ma c’è anche un’altra via, quella che porta a Roma. «Con 100-150 euro laggiù trovi una pistola» dicono in molti. Facile pensare che per i "gangster" che operano su Perugia un viaggio nella capitale sia cosa tutt’altro che impossibile.

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