Perugino morto in Giappone: aveva vissuto sotto un ponte a Tokyo. I video choc del suo dramma

Gianluca Stafisso in un fermo immagine tratto dai suoi video fa vedere il ponte che era diventato la sua casa
Gianluca Stafisso in un fermo immagine tratto dai suoi video fa vedere il ponte che era diventato la sua casa
di Luca Benedetti
Sabato 19 Novembre 2022, 08:11
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Forse ha deciso di farla finita. Dopo aver vissuto sotto un ponte di Tokyo, sfidando anche la neve, ed essere rimasto solo. Gianluca Stafisso, 56 anni, perugino, iscritto nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero del Comune di Assisi, è morto in Giappone in un centro di immigrazione dove era detenuto dal 25 ottobre. Secondo quanto confermato dalla Farnesina, Stafisso è morto in quel centro dove era finito proprio per aver violato le leggi sull’immigrazione.
Il giorno dopo il suo fermo Stafisso è stato visitato dal capo cancelleria del consolato che si p recato all’Ufficio di immigrazione di Shinagawa offrendo l’assistenza legale al fotografo perugino. Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri all’Ansa, l’ambasciata ha offerto supporto legale a Stafisso, seguendo costantemente il caso per concordare una eventuale procedura di rimpatriato. Ma Stafisso è morto prima. Forse ha deciso di farla finita, ma sarà l’autopsia, fanno sapere dalla Farnesina, a sciogliere i dubbi sulla cause del decesso.
La storia di Stafisso l’ha raccontata lui stesso con una lunga serie di video sulla piattaforma Vimeo. Una storia che è un’odissea, difficile da inquadrare. Magari sono da prendere con le molle le ricostruzioni fatte da Stafisso. Ma la lunga serie di video fa vedere che ha vissuto a lungo sotto lo Mutsumi Bridge a Fussa City, Tokyo. Una riparo di fortuna che Stafisso aveva addobbato con la bandiera italiana regalatagli da un ex militare da quella giapponese. Si vede il fiume, il ponte con i tiranti in acciaio, una bicicletta e anche la neve. Oltre a scatole, scatolette, lattine, vestiti, coperte. E la denuncia continua della sua situazione.
«Siamo a meno tre», racconta nel video della neve. E poi una storia contorta del rapporto con la moglie che non avrebbe contributo a versare i fondi necessari per la pensione, un lavoro che sarebbe sparito al momento di passaggio di proprietà nell’azienda in cui lavorava. Da lì sarebbe nata la violazione delle legge giapponesi sull’immigrazione che lo ha portato a essere detenuto al centro di Shinagawa. Stafisso nel video racconta di uno strano certificato medico («mi dicono che sarei pazzo»), di tre richieste di visto permanente, di una responsabilità dio sua moglie per l’incartamento del visto sparito e di una visita non proprio gentile della polizia giapponese nella casa in cui viveva. Storie complesse e contorte, raccontate in diversi video in cui il perugino con ultima residenza italiana a Castelnuovo di Assisi, una madre in Italia morta durante la pandemia, compare sempre da solo. “Forzato senza tetto in mutande” era il titolo di una delle clip che riporta indietro di oltre un anno fa i suoi guai dopo 12 anni di lavoro in Giappone.

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