Terni, start up della solidarietà: «L'azienda era chiusa, le valvole per trasformare le maschere da sub in respiratori le facciamo in casa con la stampante 3D»

Terni, start up della solidarietà: «L'azienda era chiusa, le valvole per trasformare le maschere da sub in respiratori le facciamo in casa con la stampante 3D»
di Lucilla Piccioni
Domenica 26 Aprile 2020, 20:24 - Ultimo agg. 20:25
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«Tra le prime attività della neo nata start up “Mau”, che sta per Manifattura Additiva Umbra, una serie di valvole costruite in bioplastica, che serviranno a trasformare maschere da sub in respiratori utilizzati negli ospedali, nella terapia sub-intensiva, per combattere il Covid 19. L’idea di utilizzare attrezzatura da snorkeling per realizzare dei respiratori di emergenza è venuta da due aziende italiane, Insinnova e FabLab, che si sono messe in contatto con Dacathlon che ha fornito le maschere su cui si inseriscono le valvole per realizzare indispensabili strumenti di respirazione.
Pietro Coaccioli e Andrea Rondoni, due giovani umbri, non ancora trentenni, non ci hanno pensato due volte. Non appena hanno letto l’appello, di FabLab e Isinnova, che chiedeva aiuto per realizzare le valvole per i respiratori, hanno alzato il telefono in contemporanea e si sono chiamati.
“Si parte, lavoriamo?”, si sono detti convinti.
E la risposta era scontata per tutti e due.
«Più che una commessa questa è una donazione che ci riempie di gioia, possiamo aiutare in modo vero, concreto», sottolineano i due titolari di Mau. Pietro Coaccioli è un ingegnere meccanico, Andrea Rondoni invece è laureato in economia e commercio e si occupa di risorse umane. Stavolta conti, grafici, percentuali, numeri, niente è stato preso in considerazione, ha parlato il cuore. E basta.
Le loro valvole sono destinate alle maschere che saranno spedite all’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia.
Appena deciso di realizzare le valvole per i respiratori i due ragazzi si sono trovati di fronte un grosso problema.
Come fare? L’azienda Mau è chiusa per la pandemia e le stampanti 3D, indispensabili per realizzare quello che serve, sono in ufficio; sottochiave.
«Ci tenevamo troppo a far uscire dalla nostra start-up qualcosa che potesse essere un aiuto concreto a chi si trova in condizioni di salute precarie. Eravamo rattristati per la chiusura imposta alla nostra azienda, pur condividendo la necessità di restare a casa, ma con questa partecipazione abbiamo ritrovato l’entusiasmo e ci siamo ingegnati: abbiamo comprato altre due stampanti 3D professionali con cui lavoriamo da casa», spiega Pietro Coaccioli.
Si tratta di macchine che possono lavorare con materiali più semplici rispetto a quelle che sono rimaste in azienda votate a soddisfare esigenze delle imprese anche di grandi dimensioni.
Stampanti 3D a casa, per uno Smart working della solidarietà.

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