Terni, il silenzio, i morti, la speranza: addio fase 1

Terni, il silenzio, i morti, la speranza: addio fase 1
di Vanna Ugolini
Lunedì 18 Maggio 2020, 10:42
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TERNI La differenza, che poi è diventata una cicatrice, è stato il silenzio. Niente sirene, niente auto, strade senza gente, un silenzio che in qualche modo era difficile da sopportare. Perchè non sapevamo quanto sarebbe durato e nemmeno cosa sarebbe successo dopo. E' troppo presto per capire come Terni sia cambiata, come noi siamo cambiati in questi due mesi in cui più di mezzo mondo è rimasto chiuso in casa, dentro l'incubo di una pandemia. Ma oggi la città prova a ricominciare, prova a riprendere una quotidianità che sembrava banale ma di cui abbiamo sicuramente cominciato ad apprezzarne anche la bellezza. In mezzo a questo silenzio c'è stato anche tanto dolore e preoccupazione: ci sono stati i morti, trentatrè, che se ne sono andati in solitudine. C'è stato il silenzio dei bambini chiusi in casa davanti ai pc. Il dolore di chi ha dovuto chiudere la propria attività. Il silenzio del teatro, dei cinema, del mondo della cultura. Degli abbracci e delle relazioni interrotte.
Il centro della città si è spostato al Santa Maria: quelli che abbiamo chiamato i nuovi eroi oggi hanno i camici bianchi. Ma abbiamo anche imparato che tutte le altre persone che ogni giorno hanno affrontato la pandemia in prima linea vestivano gli abiti normali e i sorrisi di chi fa lavori altrettanto normali: la cassiera, l'edicolante, il camionista, il magazziniere, il postino, il farmacista, le forze dell'ordine. C'erano loro in prima linea a sostenere l'essenziale delle nostre vite chiuse in casa.
La fase uno finisce con un altro contagiato, una operatrice sanitaria che è risultata positiva a dimostrazione di come gli ospedali siano stati la frontiera e il fronte in cui si è combattuto il primo capitolo di questa pandemia.
Nel mezzo c'è stata la zona rossa di Giove, chiuso per una ventina di giorni per l'impennata dei contagi e che ha pianto due vittime, i quindici morti dell'Orvietano, una delle porte da cui il virus è entrato in regione, la paura per le suore del convento di San Bernardino e per i pazienti della residenza che ospita i malati di Alzheimer. C'è stato l'Elemosiniere del Papa che è venuto a portare un po' di sollievo alle suore. C'è stato il senso civico del paziente Uno dell'Umbria, il trentenne di Montecastrilli che ha voluto verificare quella febbre leggera che gli era venuta dopo un incontro di lavoro a Roma. Era coronavirus e se quel tampone non fosse stato fatto, oggi conteremmo molti più positivi nel Ternano. Ora il paziente Uno potrebbe diventare il donatore Uno nell'ambito della sperimentazione della Plasmaterapia, quella con cui si usa appunto il plasma dei pazienti guariti per salvare i malati. Ci sono stati i sindaci, bravi a metterci la faccia, a calmare le paure dei concittadini, a spiegare, a tenere legate le comunità. Non era scontato, è stato un banco di prova importante e quando la politica si chiederà da dove prendere la loro classe dirigente o i loro candidati dovrà per forza guardare a queste fasce tricolori che hanno dimostrato di avere coraggio e competenze.
Questo virus ha anche consegnato dei record positivi alla provincia di Terni. Undici comuni non sono stati toccati dalla Covid, altri sono diventati in breve tempo Covid free. A parte il convento di Porano, le Rsa, le residenze degli anziani sono rimaste pulite. Fino a questo momento non ci sono stati positivi. Il virus ci lascia anche un volontariato a Cinque stelle, che non ha mai mollato e ha fornito e continua a fornire beni e servizi alle persone più fragili o semplicemente sole, alle famiglie in difficoltà. L'ultima associazione scesa in campo veste la maglia rossoverde.
Ci lascia aziende come Ast (dichiarata prima azienda d'Italia Covid free) o come Alcantara che si sono inventate le modalità da mettere in atto per conciliare lavoro e sicurezza. Oggi, tra preoccupazione e voglia di futuro, riparte il commercio, ripartono i servizi. Si alzano le saracinesche sulla fase, ancora carica di incertezze e di preoccupazioni ma, comunque, un passo in avanti da quel silenzio di quaranta giorni fa. Ricordandosi di mantenere sempre un metro di distanza.

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