Take-away e consegne a domicilio: i ristoratori sono divisi

Take-away e consegne a domicilio: i ristoratori sono divisi
di Cristiana Mapelli
Domenica 3 Maggio 2020, 10:30 - Ultimo agg. 11:01
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PERUGIA - Lenta, ma pur sempre una ripartenza. Da domani, al netto dell’ultimo Dpcm, parte la fase 2 per i ristoratori, tra i più colpiti dall’emergenza da Covid – 19, ma anche bar, gelaterie, pasticceria, pub che, oltre alla consegna a domicilio, potranno fornire l’asporto. Un’opportunità per fare cassa nell’attesa di una ripartenza secondo alcuni, per altri un salto nel buio con troppe incognite.
Marzo doveva essere il via per una nuova attività, ma il coronavirus ha fermato il tempo. Leonardo Casaioli e Massimo Tozzuolo, saltata l’inaugurazione del ristorante in via Baldeschi “La pecora nera ”, nonostante il lockdown non si sono dati per vinti. «Dopo un mese – raccontato – abbiamo deciso di sfruttare la consegna a domicilio per far fronte alle spese fisse, come utente e affitto. E’ andata bene, ma le spese sono tante e speriamo in una prossima rimodulazione della tassa sul suolo pubblico». «Aprire prima, ma per chi?». Se lo chiede Flaviano Rossi dell’enoteca ristorante Enonè nel Borgobello che ha abbassato le saracinesche della sua attività a marzo. «Mangiare al ristorante è un momento di piacere, di convivialità, di svago. Con una pandemia ancora in corso, non penso che i clienti potranno uscire di casa a cuor leggero a godersi una cena e, per il ristoratore, sarebbe antieconomico con maggiori costi di adeguamento e la riduzione stimata del lavoro al 30% del potenziale». La soluzione temporanea, quindi, rimane il take away e il domicilio. «La riapertura è un contentino» spiega Giovanbattista Zangara, per tutti il Giobi, socio della pizzeria La Serra a Pian di Massiano. «Abbiamo scelto di non fare il domicilio perché avremmo dovuto appoggiarci ad un servizio di delivery che prende oltre il 25%. Il gioco non valeva la candela, ma ora accettiamo la sfida dell’asporto». Il cliente chiama e ordina, gli viene fissato un orario per il ritiro che effettua seguendo un percorso in entrata e uscita all’interno del ristorante, in tutta sicurezza. «Ora chiediamo al Comune una rimodulazione della Tari per chi, con l’asporto, fa un quantitativo ridotto di clienti e l’annullamento per chi ha chiuso le attività».
C’è anche chi domani non ripartirà. «I nostri clienti sono turisti, i professionisti che per lavoro gravitano in centro – spiega Andrea Marietti del ristorante Il Sole al capolinea del minimetrò al Pincetto – e le cerimonie. Un’offerta non adatta né al delivery né all’asporto». Per il ristorante di Andrea, quindi, non inizierà nessuna fase 2, almeno per il momento. «Puntiamo a riaprire, ma aspettiamo di avere chiarimenti su cosa accadrà dal primo giugno, ad esempio, sul tipo di sanificazione che serve, con che frequenza, la distanza dei tavoli o tra i commensali». Secondo le disposizioni di palazzo dei Priori, l’asporto prevederà l’obbligo del distanziamento sociale di almeno un metro, il divieto del consumo del prodotto acquistato all’interno del locale o nelle vicinanze e il ristoratore dovrà rendere disponibili i prodotti per l’igienizzazione. Cresce la lista degli esercenti che effettuano la consegna a domicilio la cui regia è affidato al Comune sul suo sito web. Al momento l’elenco è arrivato a quota 200.
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