«I messaggi che arrivano ai malati da parte di chi li ama fanno nascere la speranza. Consentono di rompere il silenzio, provocano un sussulto d'animo che dà loro la spinta per intraprendere un cammino di speranza».
Un ponte. Da quasi un anno padre Angelo Gatto è il ponte tra le stanze di degenza dei malati di covid ricoverati al Santa Maria e il mondo fuori. Quello dei parenti in ansia per le sorti dei propri cari, che non si danno pace per l'impossibilità di entrare a portare una carezza e una parola d'amore. Ogni giorno Padre Angelo, cappellano dell'ospedale di Terni, che 16 anni fa mise nell'armadio la divisa da vigile del fuoco per indossare il saio, porta i pizzini dei familiari ai malati.
Messaggi d'amore. Centinaia di messaggi d'amore che hanno alleviato la solitudine e, in più di un caso, sono stati la spinta per superare la malattia.
Umanità in corsia. Padre Angelo ci tiene a sottolineare che nei reparti covid c'è un'umanità straordinaria, che non è vero che tanti malati sono deceduti da soli e senza alcun conforto. «Le assicuro che non è così - dice. L'equipe dell'ospedale, di cui fa parte anche il cappellano, ognuno a modo suo, è vicino a chi è nella sofferenza. Medici e infermieri non sono lì solo per curare con i farmaci ma si prendono davvero cura di chi sta soffrendo. I malati non sono soli - insiste - certo, non è l'amore dei familiari ma di persone che sono in grado di alleviare le sofferenze di chi si trova in una situazione difficile, a volte drammatica». Padre Angelo ha di fronte l'immagine nitida del calvario di un uomo molto conosciuto in città che doveva essere intubato. «Come accade ogni volta il medico della rianimazione mi ha chiamato, ho parlato con lui, gli ho dato l'estrema unzione. Sapeva che poteva essere l'ultima volta che avrebbe visto la luce. Il medico l'ha accarezzato a lungo, l'ha tranquillizzato e mi ha fatto restare lì durante l'intervento. Potevo solo pregare, per lui e per i medici. Per fortuna è andato tutto bene, lui è guarito e non finirà mai di ringraziare quelli che chiama i suoi angeli».
Le storie finite male. Tante altre storie purtroppo sono finite male. Angelo in questi interminabili mesi ha accompagnato tanti malati alla fine: «Non solo persone ricoverate per covid ma anche bambini e questo è il mio punto debole. E' dura dover trovare le parole per confortare mamme e papà distrutti per la perdita di un figlio». Il cellulare di padre Angelo squilla senza soluzione di continuità e lui, diventato famoso grazie al passaparola, riesce a consegnare tutti i messaggi, che ritiene utili al pari dei farmaci: «Per un malato sapere che i propri cari lo pensano, lo amano, che lottano accanto a lui, significa risvegliare sentimenti d'amore che danno una forza incredibile». Nelle stanze di degenza, su ogni letto, c'è il post-it che il frate calabrese riceve dai parenti dei malati e trascrive con cura. Dopo averli letti uno ad uno lì lascia lì, in modo che possano leggerli ogni volta che vogliono. Lui, che ai malati porta una carezza e una parola buona, lascia un messaggio di speranza in un momento in cui a prevalere sembra il buio: «L'amore - dice - vincerà sempre».