Terni, Suicidio in carcere: Sospettato di mafia in attesa di giudizio si impicca in cella

Terni, Suicidio in carcere: Sospettato di mafia in attesa di giudizio si impicca in cella
di Nicoletta Gigli
Martedì 8 Marzo 2022, 21:01
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TERNI - Un detenuto in attesa di giudizio di 54 anni, di Enna, si è impiccato nella sua cella del carcere di Sabbione.

Inutile il tempestivo intervento del sanitario di turno, subito avvertito dall'agente di sorveglianza che si è accorto del dramma che si stava consumando nella cella dell'alta sicurezza.  

Nei giorni scorsi il suo legale aveva chiesto i domiciliari ritenendo che il regime carcerario fosse incompatibile con la sua fragilità, istanza respinta venerdì dal tribunale di Enna, che aveva chiesto una relazione sul suo stato di salute alla direzione sanitaria del penitenziario.

L'uomo era stato arrestato undici mesi fa, nell’ambito di un'operazione antimafia della Dda di Caltanissetta insieme ad altre trenta persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, danneggiamenti e traffico di stupefacenti.

Il 54enne pare stesse vivendo un momento di grande sconforto per motivi personali e familiari.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, richiama un pronunciamento del comitato nazionale per la bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze.

La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e gli altri detenuti”.

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