Covid in Umbria, gli ospedali in crisi sospendono visite e interventi: «E qui i medici se ne vanno»

Covid in Umbria, gli ospedali in crisi sospendono visite e interventi: «E qui i medici se ne vanno»
Covid in Umbria, gli ospedali in crisi sospendono visite e interventi: «E qui i medici se ne vanno»
di Federico Fabrizi
Martedì 9 Febbraio 2021, 08:04 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 20:39
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L'Umbria regione rossa. Ma non c'è posto, stavolta, per il sarcasmo della politica che di recente ha giocato spesso con i colori per raccontare il passaggio del cuore verde, dopo mezzo secolo, dalle tinte del centrosinistra a quelle della Lega. L'Umbria è in zona rossa. Quasi tutta. Per due settimane. Perché il ritmo dei contagi corre troppo veloce.
Dal termine delle vacanze di Natale le curve del virus continuano ad arrampicarsi all'insù in tutta la provincia di Perugia, che vale 660mila abitanti sugli 890mila dell'intera regione. Quei numeri salgono con una pendenza ad oggi molto difficile da comprendere per statistici e virologi. Nel Ternano, per contro, il Covid si muove molto più lentamente. Colpa, forse, delle mutazioni: isolati almeno 12 casi di variante brasiliana, quella che pesa molto sul fattore Rt, e altri 8 di quella inglese.

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Ma sta di fatto che l'Umbria rossa di questi giorni rappresenta la prova certamente più difficile per un sistema sanitario travolto giusto due anni fa dagli scandali dei concorsi pilotati ed ora condotto da un assessore leghista sceso da Verona, Luca Coletto, insieme ad un manager, Claudio Dario, veneto pure lui.
Oggi la macchina degli ospedali umbri è vicina al limite di tenuta: ieri altri sei morti (sono 840 dall'inizio della pandemia) e 500 positivi ricoverati, di cui 77 in terapia intensiva.

Per avere un'idea del senso del limite può essere utile una cifra: prima del Covid il totale dei posti letto di Terapia intensiva in tutta l'Umbria si fermava a quota 69. Il piano di emergenza nell'emergenza varato dalla governatrice Donatella Tesei ha disegnato circa 600 letti Covid e 140 posti di Terapia intensiva.


Ma nel primo giorno della zona rossa in tutta la provincia di Perugia e in sei comuni del Ternano spuntano le paure e le tensioni di una battaglia lunga e difficile. C'è ad esempio la rabbia di Gianluca Filiberti, sindaco di Lugnano in Teverina, 1464 abitanti a poco più di un'ora da Roma e zero positivi, finito pure lui dentro il contenitore rosso a causa dei dati di alcuni giorni fa: «La Regione mi ha inviato una mail - racconta - stanno rivedendo i dati. Se il contagio rimarrà a zero e non verranno riscontrate varianti del virus, molto probabilmente ci faranno uscire da questi provvedimenti».
Nella prima giornata di zona rossa c'è anche il «No, voi no» ricevuto ieri mattina da un gruppo di avvocati di Perugia messi alla porta al tribunale di Terni. Non può entrare chi arriva dai Comuni rossi, per loro udienze rinviate. La decisione è stata messa nero su bianco in un provvedimento firmato ieri, con massima urgenza, dalla presidente del tribunale Rosanna Ianniello.

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E proprio ieri sono state sospese per due settimane «tutte le attività chirurgiche di ricovero programmate e quelle specialistiche ambulatoriali procrastinabili» in tutti gli ospedali della regione. Stop.
I sindacati sono sul piede di guerra: a fine 2020 l'incremento di personale a tempo indeterminato nella sanità umbra riporta la cifra risicata di 23 posti in più. Solo 23. Cgil, Cisl e Uil difronte alla giunta regionale di centrodestra hanno superato la cortesia di maniera e rimproverano apertamente alla governatrice Tesei «mancanza di programmazione nell'emergenza... solo nei giorni scorsi 9 anestesisti hanno lasciato le strutture umbre per spostarsi in Toscana e nelle Marche, perché lì trovano contratti a tempo indeterminato e qui no. E' assurdo».
Una storia simile a quella di Antonio Maria Vizioli, 23 anni, perugino, infermiere professionale laureato a novembre 2019: lui se ne va in Inghilterra, destinazione Southampton. «Ho lavorato con una cooperativa in diversi studi medici privati. Poi ho avuto l'occasione di andare a dare una mano nei reperti Covid - racconta - era quello che volevo». É andato all'ospedale di Vigevano. «Ho colto al volo l'occasione, c'erano richieste. Onestamente pensavo di lavorare in una struttura all'avanguardia, ma ho trovato un ospedale di periferia». Poi un altro lavoro precario all'ospedale di Portoferraio: «Stavo al Pronto Soccorso, con contratti rinnovati di mese in mese, mi dicevano di stare tranquillo e il rinnovo arrivava due giorni prima della scadenza». Ora Antonio seguirà la ragazza che studia in Inghilterra.
Per il 2021 la Regione Umbria ha promesso 1550 assunzioni, ma i rinforzi servono adesso.


federico.fabrizi@ilmessaggero.it

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