«Mia figlia, dieci ore di febbre
e l'incubo per uscire dall'isolamento covid»

Misurata temperatura a bimbo
Misurata temperatura a bimbo
di Remo Gasperini
Venerdì 25 Settembre 2020, 08:08 - Ultimo agg. 08:27
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PERUGIA  Tra le mille sfaccettature del triste tempo del Covid, ci sono difficoltà che quotidianamente i genitori dei bimbi, che finalmente sono tornati a scuola, si trovano ad affrontare. Ecco una storia con valenza generale. «Quando sono andata a prendere la mia bambina di 4 anni a scuola, alle 13.30, l’ho trovata con la maglietta tutta bagnata dal sudore. “Abbiamo corso”, mi ha detto. Nulla da eccepire sull’attività ma siccome li mandiamo a scuola con tre cambi come mai è rimasta con la maglietta sudata? La bidella mi ha spiegato che loro non li possono toccare i bambini». Ma non è questo il punto. Era giovedì. Il giorno dopo a Maria è venuta la febbre a 38 e allora: «ho chiamato il pediatra il quale mi ha detto, come credo facciano tutti, “non la porti in ambulatorio signora”, e mi ha consigliato di somministrare tachipirina e controllare la temperatura. In dieci ore tutto si è risolto: Maria bella vispa senza febbre e io, che avevo preso giorni di permesso, pronta a tornare al lavoro». Ma non è andata così. «Il lunedì, quando ho richiamato il pediatra per il rientro a scuola, la sorpresa: la bimba deve restare a casa perché è stata fatta la segnalazione al servizio prevenzione della Asl e le sarà fatto il tampone. Bisogna aspettare. Passa lunedì, passa martedì e mercoledì mattina – racconta la signora Giuseppina (nome di fantasia) – comincio a preoccuparmi. Va bene che hanno tanto da fare ma anch’io devo lavorare e qui il tempo passa. Comincio a telefonare a diversi uffici della Asl per avere notizie e alla fine riesco a sapere che possono passare anche cinque giorni prima che facciano il tampone. Cinque giorni? E poi altrettanti per sapere se è positiva o no una bimba che ha avuto dieci ore di febbre per una sudata? Sono comprensiva e tollerante ma non capisco bene come mai io devo stare giorni ad aspettare mentre ai consiglieri regionali si fa tutto in poche ore. Comunque quello che preme a me e ad altre mamme che ho sentito è trovare una soluzione di buon senso. I pediatri fanno segnalazioni per una minima cosa e allora dico: siamo solo a settembre, da qui a giugno i bambini non possono fare tamponi tutti i mesi e non tutti i genitori possono assentarsi dal lavoro così spesso, specialmente se la famiglia è monogenitoriale. Si capisce il momento in cui siamo, però ci dovrebbero essere delle motivazioni valide prima di creare panico». 

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