Pedofilia, Zuppi: «Report sui casi segnalati degli ultimi due anni». Inchiesta indipendente solo su denunce dal 2000

In questo modo vengono così lasciati fuori dall'esame tutti i casi precedenti alle prime normative emanate dopo la bufera americana

Abusi, dalla Cei nessuna commissione di inchiesta indipendente per analizzare il fenomeno negli ultimi 50 anni, ma solo decisioni a metà
Abusi, dalla Cei nessuna commissione di inchiesta indipendente per analizzare il fenomeno negli ultimi 50 anni, ma solo decisioni a metà
di Franca Giansoldati
Venerdì 27 Maggio 2022, 14:08 - Ultimo agg. 16:14
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Città del Vaticano – Il pressing sulla Cei del Vaticano e del cardinale Sean O'Malley (presidente della pontificia commissione per la tutela dei minori) non ha funzionato. I vescovi italiani hanno, infatti, bocciato il progetto di una commissione di inchiesta indipendente per valutare il fenomeno della pedofilia in Italia su un periodo ampio, di almeno 50 anni. I vescovi hanno, invece, approvato l'avvio di un’analisi sui dati di delitti «presunti o accertati» da chierici in Italia ma solo nel periodo 2000-2021 e custoditi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. In questo modo vengono così lasciati fuori dall'esame non solo gli archivi diocesani ma tutti i casi precedenti alle prime normative emanate dopo la bufera americana, vale a dire la lettera Apostolica Sacramentorum Sanctitatis Tutela, emanata il 30 aprile 2001 dove solo allora venne stabilito che l'abuso su minori doveva essere aggiunto “ai delitti più gravi”, e posto sotto la giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Inoltre la Cei – ha informato in una nota - realizzerà un primo report nazionale sulle attività di prevenzione e formazione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani ma solo negli ultimi due anni (2020-2021).

In pratica faranno una valutazione sui dati della attività svolta nei due anni di istituzione di questi sportelli diocesani.

La Cei resta l'unica conferenza episcopale rimasta in Europa a fare ancora resistenza ad aprire i propri archivi diocesani per fotografare il fenomeno in Italia e definirlo nella sua ampiezza storica, un po' sull'esempio di quello che ha già fatto la Francia, la Germania, il Portogallo, l'Irlanda. Al termine della assemblea che ha eletto il nuovo presidente è stato diffusa un nota nella quale, in alcuni ampi passaggi, viene illustrato cosa hanno deciso per contrastare gli abusi. 

«L’Assemblea Generale - si legge - ha approvato, inoltre, una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili. I Vescovi, sensibili e vicini al dolore delle vittime e dei sopravvissuti ad ogni forma d’abuso, hanno ribadito la loro disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia. Impegno, peraltro, già assunto con le Linee guida del 2019. Il videomessaggio del cardinale O’Malley, Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, con l’apprezzamento per lo sforzo delle Chiese in Italia, è stato ricevuto dai Vescovi con gratitudine, in particolare per l’incoraggiamento espresso a continuare sulla strada intrapresa». 

È stato poi ribadito l’impegno di implementare la costituzione dei Centri di ascolto, che attualmente coprono il 70% delle diocesi italiane, per accogliere e ascoltare quanti vogliono segnalare abusi recenti o passati, e indirizzare a chi di competenza secondo l’esigenza espressa dalle persone: un medico, uno psicologo, un avvocato, la magistratura, le forze dell’ordine, un accompagnatore spirituale, un consulente di coppia.

I report dei centri di ascolto avranno poi cadenza annuale (18 novembre) e costituiranno uno strumento prezioso per migliorare, in termini di qualità ed efficacia, l’azione formativa dei Servizi e quella di accoglienza e ascolto dei Centri. 

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