Il capo dei Gesuiti rompe il silenzio sul caso Rupnik: «non dobbiamo pubblicare tutto e poi il reato di abusi è prescritto»

Il capo dei Gesuiti rompe il silenzio sul caso Rupnik: «non dobbiamo pubblicare tutto e poi il reato di abusi è prescritto»
di Franca Giansoldati
Giovedì 8 Dicembre 2022, 14:40 - Ultimo agg. 14:54
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Città del Vaticano – Dopo quasi una settimana di evidente imbarazzo il “Papa Nero” - come viene chiamato il superiore della Compagnia di Gesù, padre Artuso Sosa  -rompe finalmente il silenzio sull'ingombrante caso di padre Marko Rupnik, l'artista gesuita famoso nel mondo per i suoi mosaici: avrebbe abusato di alcune suore benché i reati siano risultati prescritti come ha appurato una indagine interna portata avanti dal Vaticano. Sosa si difende e spiega perché vi sarebbe stata poca trasparenza, a cominciare dal comunicato della congregazione religiosa uscito solo dopo le prime notizie. «Non dobbiamo pubblicare tutti i casi. Una delle cose a cui tutti abbiamo diritto come persone è una certa privacy: devi fare dichiarazioni pubbliche quando è pubblico; quando non è pubblico, non c'è niente da fare e questo non significa nasconderlo. Non abbiamo nascosto nulla».

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Il capo dei gesuiti ribadisce  in una intervista a 7MARGENS e a Rádio Renascença, che il caso relativo a padre Rupnik non vede coinvolti dei minori visto che le vittime sarebbero tutte donne adulte: «questi sono problemi tra adulti. In secondo luogo, non abbiamo ricevuto direttamente la denuncia, ma dall'allora Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF): una richiesta di svolgere un'indagine perché loro avevano ricevuto la denuncia (...).Successivamente, abbiamo consegnato il rapporto alla CDF, che aveva richiesto questa indagine preventiva. Un'istruttoria preventiva non è un processo che si conclude con una sentenza, è una prima approssimazione al caso. Abbiamo atteso a lungo fino a quando non abbiamo avuto notizia dalla Congregazione della Fede dove avevano studiato il caso e l'inchiesta. Si trattava di cose accadute 30 anni fa e quindi, secondo la legge, c'era la prescrizione».

LE VITTIME

Sosa sostiene che i provvedimenti presi per padre Marko Rupnik riguardavano la proibizione a confessare, condurre esercizi spirituali, fare direzione spirituale e fare qualsiasi dichiarazione pubblica, insegnamento, e qualsiasi attività simile che doveva essere autorizzata dal suo superiore locale. «Le misure sono state mantenute perché vogliamo andare oltre.

Nella questione vogliamo vedere come vengono aiutate tutte le persone coinvolte». Inoltre Sosa aggiunge che se nel comunicato non si fa alcun riferimento alle vittime è perchè queste non desideravano essere tirate in ballo. «Non posso prendere la parola per qualcuno che non vuole», inoltre «non esiste un processo che dica che c'è una vittima qui, e una vittima là. Era prescritto. Non c'è qualificazione delle vittime, c'è un sospetto di fatti che sono andati oltre i limiti di ciò che si fa tra adulti».

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Quanto al fatto che padre Rupnik nonostante le limitazioni abbia continuato a viaggiare e fare conferenze nel mondo, padre Sosa comunica che non farà più un ritiro per febbraio. «Ma non è detenuto, né nessuna delle misure influisce sul suo lavoro artistico. Ha impegni artistici molto importanti. Può celebrare l'Eucaristia, ciò che è proibito è guidare gli esercizi spirituali o confessare. Queste sono le misure, perché deve essere proporzionato ai fatti. Continua ad avere la stessa mobilità di ognuno di noi, per motivi di lavoro. Non sei vincolato da questo tipo di misura. Quelle a cui era soggetto le ha adempiute».

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