Abusi, in Polonia il sistema non ha funzionato: troppi casi, ombre sulla Chiesa di Wojtyla

Abusi, in Polonia il sistema non ha funzionato: troppi casi, ombre sulla Chiesa di Wojtyla
Abusi, in Polonia il sistema non ha funzionato: troppi casi, ombre sulla Chiesa di Wojtyla
di Franca Giansoldati
Mercoledì 30 Giugno 2021, 14:32
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Città del Vaticano  - Il sistema della Chiesa in Polonia - ormai è evidente - aveva certamente delle vistose falle. Tendeva per lo più a proteggere le istituzioni e il loro buon nome che non le vittime, in gran parte adolescenti profanati da preti orchi che godevano di parecchie protezioni in alto. Chissà cosa avrebbe detto San Giovanni Paolo II davanti ai dati mostruosi che stanno saltando fuori nella sua amata patria, la cattolicissima Polonia, dove dagli archivi delle varie diocesi, da Danzica a Varsavia, solo negli ultimi due anni, dal primo luglio 2018 al 31 dicembre dell'anno scorso, sono state registrate 368 denunce di abusi sessuali compiuti su minori per un totale di 292 preti accusati di avere approfittato dei ragazzi che frequentavano i gruppi dei boy scout, l'oratorio, i campi scuola o che servivano a messa come chierichetti.

Le foto del vescovo-sindaco (che ha insabbiato abusi) diventano un caso, la grana in Vaticano

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<h2>Abusi in Polonia, il libro nero</h2>

Il Libro Nero della vergogna è il frutto di una incalzante campagna mediatica nata sotto la fortissima pressione da parte dell'opinione pubblica che chiede a gran voce di sapere.

Invoca trasparenza, giustizia, affidabilità. Qualità che sembrano essere mancate a tanti vescovi. A Roma, davanti ad accuse tanto circostanziate e all'immagine della Chiesa polacca fortemente compromessa, da un anno a questa parte ha iniziato a far rotolare tante teste. L'ultimo prelato dimissionato in fretta e furia risale a ieri, si tratta del vescovo Kiernikowski ritenuto responsabile di non avere agito con fermezza davanti all'abuso di un minore da parte di un parroco della sua ex diocesi, Sidlce, guidata dal 2002 al 2014.

Prima di lui, analoghi provvedimenti hanno colpito altri quattro vescovi: Edward Janiak di Kalisz, il suo predecessore, Stanislaw Napierala e il vescovo emerito di Bielsko Tadeusz Rakoczy. A questo si aggiunge l'arcivescovo Slawoj Leszek Glodz di Danzica, che dopo essere stato costretto alle dimissioni e punito con l'interdizione a non celebrare più in pubblico, si è candidato a sindaco in un piccolo paesino nel Nord-Est ed è stato eletto a maggioranza, causando una ulteriore grana alla Santa Sede visto che vige il divieto canonico a partecipare alla vita politica attiva di uno Stato.

L'unico vescovo sospettato di insabbiamenti che la Santa Sede finora ha prosciolto si chiama Stanislaw Gadecki, già arcivescovo di Poznan e dal 2014 presidente della conferenza episcopale polacca: le accuse su di lui sono state ritenute infondate. Molto più devastante invece il caso del cardinale Stanislao Dzivisz ed ex segretario personale di Wojtyla. Il Papa per fare luce sul suo caso e capire cosa sia davvero successo, visto che c'è una vittima che lo accusa di avere insabbiato il suo caso, ha inviato in loco il cardinale italiano Bagnasco. Spetterà a lui redigere una relazione (probabilmente secretata) dalla quale Francesco dovrà trarre delle conclusioni. In ogni caso quello che sta accadendo in Polonia ha i contorni di una vicenda clamorosa visto che da almeno un decennio diversi gruppi cattolici chiedono a gran voce giustizia, finora, nel silenzio generale.

Il rapporto stilato dall'istituto di statistica della Chiesa polacca è completato da dati antecedenti al 2018. Negli anni dal 1958 il 10% delle denunce è stata considerata inaffidabile e respinta, il 51% riguarda casi di prelati tuttora sotto inchiesta e 144, cioè il 39% dei preti sono stati condannanti e puniti, con la riduzione allo stato laicale, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il primate di Polonia, l'arcivescovo Wojciech Polak ha cercato di aggiustare l'immagine di una Chiesa che ormai fa acqua da tutte le parti e perde consensi a rotta di collo, dicendo che la ricerca in questione dimostra che oggi le diocesi e le parrocchie polacche sono davvero “luoghi di ascolto e di aiuto alla ricerca della verità e della giustizia. Queste sanzioni – ha detto - sono state possibili perché la Chiesa - non senza resistenza ma comunque - cambia e si converte. Indubbiamente, c'è ancora molto da migliorare, ma questo sistema di risposta al danno ai minori funziona”. Intanto l'ombra lunga sul pontificato di San Giovanni Paolo II si allunga e crescono tanti dubbi: quanto effettivamente sapeva di tutto questo?

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