Abusi, braccio di ferro tra i vescovi spagnoli e il governo: «No alla commissione di inchiesta indipendente sulla pedofilia»

Abusi, braccio di ferro tra i vescovi spagnoli e il governo: «No alla commissione di inchiesta indipendente sulla pedofilia»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 11 Maggio 2022, 10:05
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Città del Vaticano - Continua il muro contro muro tra il governo spagnolo, l'opinione pubblica spagnola e la conferenza episcopale del Paese che si oppone fermamente alla indagine indipendente che vorrebbe svolgere una Commissione di inchiesta per fare luce sui fenomeni di pedofilia nella Chiesa negli ultimi decenni. Si tratta di un passaggio importante perchè utile a portare alla luce situazioni criminose nascoste sotto il tappeto, mai perseguite penalmente, probabilmente già prescritte, tutte ai danni delle vittime. Uomini e donne che non sono mai stati ascoltati, curati, soccorsi. 

«Abbiamo chiarito che non faremo parte di questa commissione d'inchiesta (...).

Svolgerà la sua relazione senza alcuna presenza istituzionale della Chiesa» ha fatto sapere il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola (CEE), monsignor Luis Arguello, criticando l'indagine in corso perché si concentra solo sulla pedocriminalità all'interno delle strutture cattoliche e non nella società nel suo complesso. Il vescovo ha però assicurato che la Chiesa collaborerà con le autorità civili di ogni tipo «ma nel quadro previsto dalla legge». Insomma, il minimo indispensabile.

Il braccio di ferro è iniziato a marzo, quando nel parlamento i deputati hanno votato la costituzione di una commissione di esperti per condurre la prima inchiesta ufficiale del paese sulla Chiesa e su come ha in passato affrontato tanti casi raccapriccianti. Spesso la Chiesa spagnola è stata tacciata di essere un'istituzione piuttosto opaca e ben poco trasparente. Naturalmente la Chiesa si è sempre difesa affermando che nei suoi confronti erano in atto attacchi strumentali di stampo laicista.  La Commissione indipendente sraà formata da esperti - giuristi, psichiatri, medici, archivisti - oltre che delle vittime. E' chiaro che il motivo del contendere è l'apertura degli archivi diocesani dove sono concentrate tutte le carte relative alla gestione storica dei casi di pedofilia. Generalmente la Chiesa, fino al pontificato di Giovanni Paolo II, tendeva a minimizzare, colpevolizzare le vittime e spostare i sacerdoti pedofili, piuttosto che denunciarli e allontanarli dal ministero sacerdotale. Inutile dire che i casi di pedofilia finivano nel dimenticatoio evitando scandali pubblici che avrebbero indebolito l'istituzione cattolica.  

A differenza di altri paesi come la Germania, l'Australia, gli Stati Uniti, la Francia e l'Irlanda e il Portogallo, non c'è ancora stata un'indagine su larga scala nazionale sulla violenza sessuale contro i minori nella Chiesa spagnola. In assenza di dati ufficiali, il quotidiano El País avreva lanciato nel 2018 una coraggiosa e meticolosa campagna conoscitiva, andando a scavare negli archivi delle procure, nelle banche date dei mass media locali, nella corrispondenza delle vittime. I primi risultato mostrarono un quadro disarmante. Almeno 1.246 vittime dagli anni '30. Naturalmente la punta di un iceberg.

Il corrispondente del Pais aveva informato Papa Francesco mentre partecipava ad un volo internazionale, raccontandogli l'importanza delle indagini in corso. Nel frattempo la Chiesa spagnola, presa in contropiede, ha avviato in parallelo un altro conteggio interno affidato a una audit di uno studio legale di fiducia, dal quale è emerso che vi sarebbero stati  500 casi di violenza sessuale e molestie su minori dal 2020. In ogni caso l'atteggiamento della Chiesa spagnola in materia è stato giudicato nel paese dalla opinione pubblica piuttosto carente e scarsamente collaborativo. 

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