Vaticano, nuovo documento anti pedofili ma niente obbligo di denuncia alla polizia

Vaticano, ennesimo documento anti pedofili ma niente obbligo di denuncia alla polizia
Vaticano, ennesimo documento anti pedofili ma niente obbligo di denuncia alla polizia
di Franca Giansoldati
Giovedì 9 Maggio 2019, 12:14 - Ultimo agg. 17:28
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Città del Vaticano – Nessun obbligo di denuncia dei pedofili alla polizia o alla magistratura se le leggi nazionali non lo prevedono (in Italia, per esempio, la legislazione in vigore lo esclude). I vescovi che indagano su preti pedofili possono però «chiedere informazioni alle persone e alle istituzioni, anche civili, che siano in grado di fornire elementi utili per l’indagine» ma la collaborazione con polizia e carabinieri resta un elemento discrezionale che il Vaticano ha preferito lasciare aperto. Per esempio: non si prevede l'apertura di nessun archivio diocesano, magari da mettere a disposizione delle autorità civili che stanno indagando su un sacerdote accusato di abusi. E' stato pubblicato stamattina dal Vaticano l'ennesimo documento (un Motu Proprio) studiato dopo il summit sugli abusi nel tentativo di contenere la crisi planetaria che si è aperta un po' ovunque su come la Chiesa finora ha affrontato il problema. In questo testo si rafforza, tuttavia, la posizione delle vittime che vengono messe in una posizione di tutela. «A chi effettua una segnalazione non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo al contenuto di essa».

Nel documento è stata scartata la possibilità (come richiedevano le associazioni di vittime di abusi) di istituire una specie di tribunale interno per valutare le responsabilità passate di quei vescovi che hanno spostato da una parrocchia all'altra preti pedofili pur di non creare scandali, e seguendo peraltro precise indicazioni da parte della Santa Sede. Una delle novità riguarda il segreto d'ufficio, che viene tolto su «quel materiale che potrebbe essere oggetto di segnalazioni al vescovo per aprire un procedimento».

Di fatto la struttura ecclesiale di fronte alle pressioni dell'opinione pubblica e a questioni di giustizia non più eludibili ha stabilito che «ogni qualvolta un chierico o un membro di un Istituto di vita consacrata o di una Società di vita apostolica abbia notizia o fondati motivi per ritenere che sia stato commesso uno dei fatti di cui all’articolo 1, ha l’obbligo di segnalare tempestivamente il fatto all’Ordinario del luogo».

Il Motu proprio stabilisce anche che le procedure per le segnalazioni e le verifiche siano fatte in tempi stretti, se occorre con «l’assistenza di esperti laici, proprio nell’interesse non soltanto delle vittime ma anche della persona segnalata».

E' stato, inoltre, stabilito, l’obbligo per ogni diocesi di dotarsi di sistemi stabili e facilmente accessibili al pubblico per presentare le segnalazioni sugli abusi. Degli sportelli, anche se non è spiegato nulla sulla loro gestione. «Vi è l’obbligo per tutti i chierici, i religiosi e le religiose che vengano a conoscenza di un abuso o di un caso di copertura di un abuso, di segnalarlo al vescovo o al superiore religioso».

Per la prima volta si parla anche delle molestie o delle violenze per abuso di autorità: un particolare che rimanda direttamente ai casi di abuso sulle religiose da parte dei chierici, o di abuso su seminaristi o novizi da parte dei loro superiori. 

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