A processo per abusi l'amico di Papa Francesco, tra tutti il caso di monsignor Zanchetta è il più 'bollente'

A processo per abusi l'amico di Papa Francesco, tra tutti il caso di monsignor Zanchetta è il più 'bollente'
di Franca Giansoldati
Venerdì 18 Febbraio 2022, 00:42
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Città del Vaticano – L'amico vescovo argentino del Papa, Luis Zanchetta, accusato di abusi su due ex seminaristi in Argentina, verrà processato tra pochi giorni a Orano, la città nella quale questo prelato ha guidato la diocesi dal 2013 al 2017. In quell'anno fu raggiunto da alcune denunce e Francesco per aiutarlo lo ha fatto arrivare in Vaticano, garantendogli l'immunità e creandogli un posto in curia ad hoc. “In dubbio pro reo” ha ripetuto il pontefice in una intervista a Valentina Alazraki di Televisa, («dopo la denuncia alla nunziatura (…) l’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia»). E' forse il caso di abusi e cattiva condotta più scomodo e imbarazzante che esiste in curia, proprio per i legami evidenti con il pontefice. 

Secondo il giornale argentino Il Tribuno, e secondo l'agenzia Adista, in vista del processo imminente gli avvocati di Zanchetta hanno richiesto al Vaticano i documenti del processo canonico celebrato a suo carico, che si è tenuto nel 2019 alla Congregazione per la Dottrina della Fede ma del quale non si è mai saputo nulla, nonostante i giornalisti abbiano più volte fatto richieste.

La trasparenza tanto dichiarata anche stavolta si è rivelata pari allo zero assoluto. In Argentina il processo è così slittato di diversi mesi a causa del ritardo per il mancato invio dei documenti vaticani. Il giudice, alla fine, ha ordinato di avviare il processo. 

I fascicoli vaticani che non sono mai arrivati in Argentina sarebbero dovuti arrivare, in base ad una norma approvata nel 2019 dal Pontefice («non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti» anche in materia di abusi su minori). 

Zanchetta che fino a pochissimo tempo fa era stato visto a Santa Marta dove risiede e dove lavora, si era dimesso per motivi di salute dal ruolo di vescovo nell’agosto del 2017. Le accuse di abusi erano arrivate in nunziatura a Buenos Aires creando non poco scompiglio, anche perchè Zanchetta era stato nominato vescovo nel 2013 proprio da Papa Francesco. 

Formalmente il caso è esploso nel 2015 quando le autorità ecclesiastiche argentine ricevettero una serie di denunce, tra cui alcuni selfie sul telefonino di Zanchetta piuttosto espliciti, immagini che riguardavano giovani uomini con i quali sarebbe stato stretto contatto. A quel punto sono emersi altri particolari, tra cui le lamentele da parte di alcuni sacerdoti di Orano che sostenevano di avere avvertito anni prima la nunziatura della cattiva condotta sessuale di Zanchetta. Il Vaticano ha sempre smentito di avere ricevuto denunce prima della nomina del vescovo. Papa Francesco ha ammesso di essere a conoscenza di immagini pornografiche sul telefonino del suo amico, aggiugendo che però vale per tutti la presunzione di innocenza. «In dubbio pro reo».

Il Vaticano ha riconosciuto le accuse di abusi sessuali contro il vescovo nel gennaio 2019, e poi Francesco ha autorizzato la Congregazione per la dottrina della fede ad aprire un processo canonico, anche se nel frattempo Zanchetta è tornato al lavoro in Vaticano all'inizio del 2020. Solo di recente ha terminato il suo lavoro all'Apsa. L'avvocato di Zanchetta è il difensore d'ufficio Enzo Gianotti che - informa Luis Badilla del Sismografo - aveva chiesto l'annullamento del processo ma la richiesta è stata respinta nel giugno scorso.

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